Verona, dopo 20 anni ripartono i lavori in via Cernisone.
Dopo 20 anni di totale inattività e abbandono, sono ripartiti i lavori al cantiere di via Cernisone, il quartiere a ridosso di San Michele Extra. Una vittoria per il quartiere a ridosso di San Michele Extra e per l’amministrazione comunale, dopo 3 mesi dalla diffida fatta alla ditta Menegolli, proprietaria dell’area. A fine dicembre, infatti, il Comune, attraverso il settore Edilizia, con un’ordinanza aveva disposto la messa in sicurezza del cantiere. Un’area lavori ferma dai primi anni Duemila, sulla quale nessuna amministrazione era mai intervenuta prima e che rischiava di diventare piazza di spaccio e consumo di droga, utilizzata da sbandati.
Provvedimento che però non era bastato. La società aveva fatto scadere i termini adempiendo solamente in piccola parte. Il lavoro degli uffici comunali è pertanto proseguito, con altri sopralluoghi da parte dei tecnici e la richiesta di una fideiussione. Nel frattempo la società Menegolli ha fatto domanda e ricevuto l’autorizzazione ambientale, necessaria per validare la Scia e riaprire il cantiere. Nelle ultime settimane la proprietà ha così fatto installare 6 telecamere di videosorveglianza, come richiesto dal Comune per monitorare l’area, e ha incaricato una ditta per la vigilanza h24 del cantiere. E ora ha ripreso anche i lavori per l’ultimazione delle 40 unità immobiliari. La polizza tra Menegolli e il Comune prevede per la società l’obbligo di portare a termine il cantiere, in primis la chiusura di tutti gli accessi sia all’area che alle unità abitative, con infissi e persiane a porte e finestre. Nel caso in cui la proprietà non dovesse adempiere all’impegno preso, sarà il Comune a procedere e poi a escutere la fideiussione.
Gli assessori all’Edilizia privata Andrea Bassi e alla Sicurezza Marco Padovani hanno voluto fermarsi in via Cernisone per verificare di persona il lavoro degli operai. Presenti anche il presidente della Settima Circoscrizione Marco Falavigna e il comandante della Polizia locale Luigi Altamura, che ha ribadito le decine di controlli fatti dagli agenti. Negli ultimi mesi del 2020 erano state 23 le persone identificate all’interno del cantiere. E negli edifici fantasma erano stati rinvenuti resti dell’uso di eroina, crack, hashish, così come porte blindate tra una stanza e l’altra che qualcuno aveva installato, nonostante i palazzi fossero sprovvisti di tutto, dagli allacciamenti all’abitabilità.
“Ce l’abbiamo fatta – ha detto Bassi -. Era da più di 18 anni che i residenti del quartiere aspettavano che venisse rimosso il degrado prima edilizio e poi sociale, una situazione che rischiava di creare grossi problemi di sicurezza. Usando le armi giuridiche a nostra disposizione siamo riusciti a far ripartire i lavori. È un risultato storico per tutti. Ora monitoreremo il cantiere finché non vedremo gli interventi conclusi. E così faremo anche in altre zone della città dove ci sono complessi immobiliari al grezzo fermi da tanti anni”.
“La sicurezza di quest’area a ridosso di altre unità residenziali abitate era una nostra priorità – ha aggiunto Padovani -. I controlli erano costanti ma la situazione rischiava di degenerare. Grazie all’attività congiunta di più assessorati abbiamo lavorato sia sul fronte edilizio che delle verifiche delle Forze dell’Ordine. È una soddisfazione oggi vedere che il degrado è sparito e gli operai dopo vent’anni sono tornati a lavorare. Ora il complesso edilizio deve essere terminato”. Durante il sopralluogo è arrivato anche il proprietario Mauro Menegolli che ha assicurato che il cantiere procederà e verrà ultimato, così come proseguirà la vigilanza. Alle richieste di assessori e comandante sull’altra area monitorata, quella di via Pontedera, la proprietà ha risposto che i cantieri sono ripresi anche nella zona delle villette di Santa Croce, e che presto verranno tutte dipinte esternamente.