Codive: il 43% dei vigneti nel nord est colpiti dalla siccità, il convegno a Vinitaly sulle sfide e sulle possibili soluzioni in un clima che cambia.
Siccità estrema e temperature superiori ai 35°: al convegno di Condifesa Verona Codive e Asnacodi Italia a Vinitaly “Il clima che cambia. Nuove sfide per la nostra viticoltura” è stato fatto il punto sulle nuove sfide e sulle possibili strategie per affrontare le condizioni estreme che hanno colpito soprattutto i vigneti delle colline veronesi, come nelle zone del Soave e della Valpolicella.
“Il cambiamento climatico sta creando sempre più problemi anche alla viticoltura veronese”, ha sottolineato il presidente di Codive Luca Faccioni. “Se ormai buona parte delle colture sono dotate di impianti di irrigazione, il problema della scarsità di acqua preoccupa fortemente i produttori. In questo contesto, è fondamentale trovare soluzioni che garantiscano la tutela delle nostre produzioni e delle imprese agricole. Le coperture assicurative sono fondamentale per la sopravvivenza delle attività agricole e rappresentano un punto fermo nel settore”. Faccioni inoltre, ha approfittato dell’occasione per salutare la platea poiché ad aprile lascerà l’incarico di presidente dopo un percorso durato 15 anni.
Una soluzione contro la scarsità di piogge.
Paolo Tarolli, docente di idraulica agraria al dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali dell’università di Padova, ha presentato i risultati di una ricerca recentemente accettata per la pubblicazione sulla rivista internazionale Agricultural systems.
“Nel dettaglio, usando dati satellitari”, ha spiegato Tarolli, “è stata mappata la severità della siccità agricola per il mese di luglio 2022, ovvero l’impatto della siccità sulle colture rispetto alla media degli ultimi anni. Sono state poi monitorate aree con elevata temperatura della superficie. In generale è stata colpita circa il 38% dell’area agricola del Nord Est e in particolare: il 41% dell’agricoltura irrigata di pianura e ben il 43% dei vigneti sia di pianura che collina”.
Tarolli ha illustrato anche una possibile soluzione al problema della scarsità di pioggia: “La progettazione di microinvasi in punti idrologicamente efficaci. Questo può favorire il riuso dell’acqua a scopo irriguo per le colture, la mitigazione di eventuali fenomeni di dissesto idrogeologico l’aumento di biodiversità nelle aree umide e il mantenimento del valore paesaggistico”.
Il fondo mutualistico per gli agricoltori.
La novità del 2023 è il Fondo AgriCat, un fondo mutualistico nazionale gestito da Ismea. Fabrizio Giuliani di Ismea ha sottolineato “E’ uno strumento che per la prima volta in Italia offrirà a tutti gli agricoltori, sia assicurati che non assicurati, una copertura mutualistica contro gli eventi catastrofali, quali gelo brina, siccità e alluvione, garantendo il diritto a un indennizzo economico in caso di perdite di produzione. Lo strumento è al suo debutto quest’anno ed è quindi ancora sperimentale. La disponibilità nazionale attuale è di circa 350 milioni di euro, fondi che andranno a ristorare nei limiti della disponibilità economiche le aziende agricole che hanno subito perdite da avversità catastrofali”.
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi di G.R.A.S.P.O hanno parlato della resilienza dei vitigni dimenticati. “Conservare la biodiversità viticola e valorizzarla non significa mantenere le varietà di vite in una collezione ma, per le profonde connessioni tra vitigno antico e cultura del luogo che lo ha selezionato e coltivato fino ad ora, queste varietà devono ritornare ad essere le protagoniste dello sviluppo agricolo ed economico di questo territorio”.