Le nuove norme per il rischio alluvioni inducono alla paralisi: Borgo Venezia e Montorio i quartieri più “compromessi”.
Il nuovo piano di gestione del rischio alluvioni, presentato di recente in Gran guardia dall’Autorità di Bacino e dall’Associazione nazionale comuni italiani, non convince l’ordine degli ingegneri di Verona, che già lo scorso dicembre aveva sollevato obiezioni per un eccesso di restrizioni ingiustificate.
Una porzione del territorio, infatti, potrebbe essere messa sotto scacco dalle nuove norme e da procedimenti burocratici complessi e interminabili, che mettono a dura prova i tecnici.
Il timore è che nelle aree interessate, in particolare Borgo Venezia e Montorio, oltre a una miriade di comuni della Pedemontana, diventi del tutto impossibile progettare proprio quegli interventi di rigenerazione urbana o completamento urbano previsti sia dalla variante 23 che dalla nuova variante 29 per riqualificare l’esistente evitando ulteriore consumo di suolo agricolo.
Un piano che comporta troppa burocrazia.
“Il Piano sottopone a nuovo vincolo brani importanti del territorio urbanizzato, che non sono mai stati oggetto di esondazioni e che nel futuro vedranno congelata se non annullata qualsiasi attività edilizia e urbanistica”, commenta l’ingegnere Marco Giaracuni, coordinatore della Commissione urbanistica dell’ordine.
“Restano molti dubbi e incertezze sull’iter per poter interagire con gli uffici, che risulta lungo e farraginoso. Non è chiaro come dovranno essere affrontati i nuovi vincoli, che rischiano di portare a una paralisi delle porzioni di territorio interessato. Oltretutto anche la modalità di individuazione delle aree lascia discutere. Il Piano si basa su cartografie datate, non più attuali. Alcune aree individuate come zone a rischio risultano altimetricamente più alte di altre zone confinanti assoggettate allo stesso rischio, mentre altre zone, come piazza del Porto a Parona o il Vaio di Novare e quello del Ghetto-Arbizzano-Parona, pur essendo state recentemente oggetto di fenomeni di esondazione, sono assenti. Urge quindi capire quali siano i criteri utilizzati dall’Autorità di Bacino delle Alpi orientali e come perfezionarli a beneficio dell’intero territorio della provincia”.
I centri soggetti alle limitazioni.
Da Marzana in giù, fino a Quinto, Poiano, Santa Croce, e Borgo Venezia le nuove limitazioni si faranno sentire in maniera importante, coinvolgendo almeno una decina di comuni pedemontani dell’est veronese, oltre a una vasta area del comune di Verona. L’allarme lanciato dall’ordine, quindi, riguarderebbe l’impossibilità di riqualificare l’esistente, non di progettare nuovo consumo di suolo.