“Lavoratori ed ospiti: le parti deboli del sistema”. Gli operatori delle residenze per anziani a Verona dicono basta.
Il sistema delle residenze per anziani non autosufficienti è stato “dimenticato dalla Regione”. E’ il grido d’allarme di Cgil Verona, che parla di assenza di controlli di qualità sull’assistenza, con standard di personale “al limite dello schiavismo” e dentro una fuga senza precedenti di operatori che scappano da condizioni di lavoro pesanti e retribuzioni bassissimi.
“La competizione tra enti pubblici e privati è altissima e spinge l’intero sistema, a partire dalle IPAB che nella provincia di Verona sono 16 sulle 78 totali, a trasformarsi in Fondazioni o ad appaltare interamente l’assistenza alle solite cooperative sempre pronte a correre in soccorso. Cambi di contratto nazionale al personale sono all’ordine del giorno in una rincorsa al contratto meno costoso che sta ottenendo come risultato una fuga sempre più massiccia degli operatori”.
La fuga degli operatori: “Dopo 20 anni di mancate riforme, soprattutto delle IPAB, gli operatori non credono più che le loro condizioni di lavoro e retributive possano migliorare e stanno abbracciando l’idea in massa che dalle strutture residenziali si debba scappare al più presto. Tale consapevolezza, unita alla difficoltà di reperire nuovi OSS e Infermieri non più disponibili ad intraprendere questo lavoro, sta abbassando in maniera importante i livelli di assistenza degli anziani”.
Domanda di mobilità al presidente Zaia.
“Le strutture hanno affrontato l’emergenza Covid impreparate sul piano della gestione sanitaria e continueranno ad esserlo con la definizione dei nuovi standard di personale soprattutto infermieristico che saranno insufficienti. LA DGR 996/2022 esclude il sindacato dalla Commissione per la definizione degli standard di personale mentre include i datori di lavoro e i funzionari del sociale. Fuori anche il sanitario e la sua esperienza in materia di gestione del paziente anziano”.
“Il grido d’allarme delle Ipab, che da 20 anni attendono una riforma è debole, si concentra sui costi che le strutture devono affrontare ma difetta di coraggio politico nel chiedere una revisione strutturale dell’intero sistema della residenzialità per anziani non autosufficienti che diventi finalmente integrato con tutta l’offerta socio-sanitaria del territorio”.
“Gli operatori delle residenze per anziani dicono basta e a breve invieranno al presidente Zaia la loro domanda di mobilità verso le strutture sanitarie. Dopo 20 anni di promesse mai realizzate non resta loro che andarsene“.