Verona, si accende lo scontro sui posti limitati in Arena.
Sui posti in Arena, che il decreto riaperture vedrebbe limitati a non più di mille, e sul coprifuoco confermato alle 22 almeno fino al primo giugno, è botta e risposta tra il sindaco Federico Sboarina e le opposizioni a palazzo Barbieri.
“Il coprifuoco è un controsenso che rende inutile il calendario delle riaperture – tuona Sboarina -. Voglio vedere come si fa a terminare uno spettacolo alle 21 o obbligare le persone in piena estate a cenare nei ristoranti alle 19. È il colpo di grazia per la nostra città: stagione lirica, concerti, Teatro Romano, per non parlare di tutte le migliaia di attività che vivono di turismo”.
“Lo stato di emergenza è prorogato al 31 luglio – prosegue il sindaco -, il primo concerto in Arena è il 5 giugno. Non possiamo aspettare a fine maggio per vendere i biglietti, aspettando l’andamento della curva epidemiologica che determina il coprifuoco. Forse non vi rendete conto cosa significa organizzare la stagione areniana e tutti gli altri eventi”. Una battaglia nella quale trova come alleato anche il suo grande rivale, e predecessore, Flavio Tosi: “Il governo si dimostra troppo timido sulle riaperture – è il pensiero di Tosi -, spinto dall’asse Pd-Leu-5 Stelle. La vicenda del coprifuoco è emblematica: le Regioni all’unanimità si erano espresse con il Governo per portarlo alle 23”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gianmarco Mazzi, direttore artistico dell’Arena di Verona, che all’Ansa ha rilasciato dichiarazioni pesantissime contro la decisione di prolungare il coprifuoco: “Se non sarà prevista una deroga, il coprifuoco alle 22 come stabilito dal governo è una sentenza di morte per il mondo dello spettacolo dal vivo. E’ una decisione illogica, abbiano allora il coraggio di dirci che le arene devono rimanere chiuse. Non resteremo in silenzio”.
Ma è sui posti in Arena che scoppia lo scontro con i rappresentanti delle opposizioni a palazzo Barbieri. Il decreto, al momento, prevede mille posti. Limite che sembrerebbe modificabile solo dal Consiglio delle Regioni, ossia da un accordo tra tutti i governatori. E sul quale lo stesso Sboarina aveva detto di non voler “nemmeno prendere in considerazione tale limite”.
Pronta la replica del Pd: “Il mancato riscontro nella bozza del decreto riaperture dei 6 mila posti promessi dalla Lega per la stagione lirica all’anfiteatro Arena – scrivono i consiglieri dem Fedrico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani – rappresenta l’ennesimo clamoroso annuncio a vuoto da parte della Lega, che aveva dato la cosa per fatta già un mese fa, e l’ennesima mossa sbagliata del sindaco di Verona Sboarina che si è affidato alla sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni la quale ha mancato tutti gli obiettivi. Verona rischia così di perdere un’occasione di rilancio indispensabile per lavoratori e lavoratrici del settore e per tutto il grande indotto economico che la stagione lirica rappresenta”.
E sull’argomento è intervenuto anche il consigliere di Sinistra in Comune Michele Bertucco: “Delle due l’una: o il sindaco non ha saputo spiegare abbastanza bene il cosiddetto “modello Verona” che per settimane ci ha sbandierato tutti i giorni dando per concluso un protocollo che avrebbe consentito di ospitare fino a 6 mila persone in Arena, oppure il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, famosa per non leggere libri e per non conoscere i confini dell’Emilia Romagna, non ha capito l’importanza della richiesta”.
“A parere del sottoscritto – continua Bertucco – il sindaco ha completamente sbagliato approccio dal momento che l’anfiteatro Arena non rappresenta alcun modello, ma un caso unico (nel Veneto, in Italia e forse nel mondo) di teatro all’aperto. Invece di sproloquiare su quanto sono stati bravi vendendo la pelle dell’orso prima di averlo cacciato, Sboarina avrebbe dovuto studiare meglio la richiesta e lavorare di più e meglio per spiegare tale peculiarità al Ministro in persona, non alla Borgonzoni”.