Verona, scoppia la polemica per l’apertura del fast food Kfc in piazza Erbe.
Pollo fritto Kfc in piazza Erbe, impossibile dire di no, ma la giunta introduce il divieto di asporto: no take away, in risposta alle tante polemiche suscitate dall’arrivo nel cuore della città della nota catena di fast food Kfc. Il punto vendita del pollo fritto americano (che in città ne ha già altri due, al centro commerciale Adigeo e in corso Milano) ha l’ingresso in via Cairoli e le vetrate direttamente su piazza Erbe, a due passi dalla statua di Berto Barbarani.
L’amministrazione stessa aveva detto di volerne discutere con l’azienda americana, aveva provato a prender tempo, lo stesso sindaco Federico Sboarina, con l’assessore Nicolò Zavarise, aveva detto di voler “valutare bene se fosse il caso o meno di dare seguito alla richiesta, con l’obiettivo di tutelare il valore storico della piazza”. Il risultato però si è tradotto in una delibera che introduce il divieto di asporto per alcune tipologie di cibo, tra le quali i “fritti” e i “cibi etnici riferibili alla cultura orientale o medio orientale”. Insomma, Kfc apre, a due passi da piazza Erbe.
Scatenando ancora di più le polemiche. “La battaglia di retroguardia del centrodestra veronese è finita come doveva finire – sostiene per esempio il consigliere di Verona-Sinistra in Comune Michele Bertucco -. Le leggi e la pianificazione del centro storico permette a Kfc di aprire a due passi da piazza Erbe e lo farà senza alcun problema, mentre la giunta comunale che aveva promesso di alzare le barricate contro l’ “invasione” del cibo straniero molto probabilmente sarà costretta a ritirare anche il divieto dell’asporto contro fritti e cibi etnici di origine medio orientale”.
“Se la qualità dell’offerta commerciale in centro storico sta precipitando – dicono Tommaso Ferrari, consigliere comunale, e Pietro Trincanato, presidente di Traguardi – non è colpa dei fast food ma delle politiche di pianificazione attuate negli ultimi anni. Il “caso KFC” è l’ennesimo esempio di una giunta che sbraita sulla volontà di difendere le tradizioni e valorizzare le eccellenze locali, salvo poi concludere nulla. Alla fine il pollo fritto ha avuto la meglio e per mascherare la “sconfitta”, sindaco e assessore non hanno trovato nulla di meglio che introdurre un coraggiosissimo – si fa per dire – divieto d’asporto, che varrà solo per i fast food e i locali etnici. Una limitazione al libero commercio che sembra basata più sui gusti gastronomici di chi amministra, che su regole oggettive e valide per tutti”.