Piazza della Loggia, la testimone chiave rompe il silenzio

Strage di piazza della Loggia, parla la testimone chiave, la fidanzata del neofascista morto.

Nel processo contro Roberto Zorzi, imputato per la fase esecutiva della strage di piazza della Loggia assieme a Marco Toffaloni, ha testimoniato Ombretta Giacomazzi, ritenuta figura chiave dell’inchiesta. Come riporta il Giornale di Brescia, all’epoca dei fatti era la fidanzata di Silvio Ferrari, giovane neofascista morto pochi giorni prima dell’attentato del 28 maggio 1974, per l’esplosione di un ordigno che trasportava sulla sua Vespa.

Giacomazzi ha ricostruito i rapporti tra i gruppi neofascisti di Brescia e Verona, parlando anche degli incontri tra il suo compagno e il capitano Delfino in una mansarda di via Aleardi, dove si sarebbero scambiati documenti e fotografie. Ha ricordato inoltre di avere visto più volte Zorzi a Brescia a bordo di una Diane azzurra.

Secondo la testimone, in una pizzeria di Brescia pochi giorni dopo la morte di Ferrari, Zorzi avrebbe guidato un incontro con altri neofascisti, tra cui Toffaloni e Nando Ferrari, durante il quale si sarebbe parlato di vendetta. Solo in seguito alla strage, Giacomazzi ha collegato quelle parole all’attentato di Piazza della Loggia.

Nel corso della sua deposizione, ha riferito di aver subito forti pressioni da parte del generale Delfino, che avrebbe cercato di orientare le sue dichiarazioni. La donna ha raccontato di essere finita in carcere nel 1975 e di aver vissuto per anni nella paura, decidendo di raccontare tutto solo dopo la morte di Delfino.

Solo dopo molti anni, e grazie alla fiducia riposta nel generale dei Ros Massimo Giraudo, Giacomazzi ha trovato il coraggio di raccontare quanto sapeva. Alla Corte d’Assise ha dichiarato di “non temere per la propria vita, ma di temere che la sua sia nuovamente sconvolta da eventi del passato che ha cercato di lasciarsi alle spalle”.