La migrazione con il passaggio in auto da Salisburgo a Verona per sei Ibis eremita.
Arriva la neve e il ritardo accumulato sulla migrazione autunnale dell’Ibis eremita diventa proibitivo per valicare le Alpi. Per questo il Waldrappteam ha dato un passaggio in auto a sei esemplari di ibis eremita che non avevano ancora iniziato il viaggio verso Orbetello.
Le forti nevicate degli ultimi giorni avevano bloccato Gennaro, Koda, Samo e gli altri tre giovani nei pressi di Salisburgo, dove il gruppo di ricercatori austriaci del Waldrappteam ha istituito da anni un quartiere riproduttivo popolato di ibis eremita soprattutto nella stagione estiva.
Sono quindi “saliti” a Salisburgo e “scesi” a Caprino Veronese, dove ad attenderli c’era lo staff del Parco Natura Viva e una voliera da campo dove sono stati inizialmente trasferiti e poi proseguendo da soli verso la Toscana. Si riuniranno ad altri 108 esemplari di questa specie migratrice estinta in Europa, reintrodotta nel corso degli anni grazie al progetto co-finanziato dall’UE.
La migrazione spiegata dall’esperta.
“La migrazione spontanea è iniziata con ritardo anche quest’anno a causa di temperature che finora si sono mantenute miti – spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva di Bussolengo, unico partner italiano del progetto europeo – ma che sono variate improvvisamente verso il freddo e la neve. Le Alpi sono sempre una prova difficile per questi uccelli legati alle correnti termiche, ma queste condizioni erano diventate proibitive sia per restare che per mettersi in viaggio. I nostri sei ibis non ce l’avrebbero fatta se non si fosse intervenuti celermente”.
Caterina spiega che in poco tempo hanno montato una voliera da campo dove sono stati trasferiti gli ibis e poco dopo l’hanno aperta, facendoli uscire: prima gli adulti e poi i giovani, volati via insieme. Se tutto andrà bene, sorvoleranno la pianura padana, virando ad ovest attraverso gli Appennini, per raggiungere il loro sito di svernamento dal quale li separano ancora 800 chilometri. Insomma, una rotta della speranza, per individui nati nelle strutture zoologiche che stanno tornando a popolare i cieli d’Europa.