A Palazzo Barbieri la mostra “La me bela Verona…una città d’amare” con scatti inediti dei primi del ‘900.
Una mostra fotografica sulla Verona di un tempo. Abitudini, lavori ormai scomparsi, ma anche le inondazioni dell’Adige, l’inaugurazione di musei e le visite dei monarchi di casa Savoia. Da oggi fino al 14 maggio la sala Falcone e Borsellino dell’atrio di Palazzo Barbieri ospiterà la mostra fotografica “La me bela Verona… una città da amare”, organizzata dal Comitato Filippini e con il supporto del Consorzio ZAI.
Si potrà ammirare una ricca documentazione fotografica autentica di foto dei primi del 900, mai viste prima dal pubblico, con avvenimenti e personaggi che hanno scritto pagine di storia nelle vie e nelle piazze di Verona. La mostra, ad ingresso libero, sarà aperta da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, e il sabato dalle 9 alle 12.
Una mostra sulla storia della città.
Il Comitato Filippini si è occupato degli aspetti organizzativi e logistici della mostra fotografica sulla Verona di un tempo, mentre il progetto dell’allestimento della mostra è di Silvana Xamo, che ha curato ricerca e selezione delle foto anche per il catalogo, così come i testi sono frutto degli studi storici di Francesca Romana Viviani. La veste grafica del catalogo è opera di Paolo Dalla Via. In esposizione sono presenti anche alcuni acquerelli di Roberta Facchin, ispirati dalle antiche foto, e alcuni scatti di Luciano Bonazzi che ritraggono scorci della città confrontati con i documenti fotografici del passato.
“E’ una mostra importante in una sala importante, perché dedicata a due grandi magistrati che hanno fatto della legalità la battaglia della loro vita“, ha sottolineato il sindaco Sboarina. “Le istituzioni democratiche devono molto a persone come loro, e noi oggi siamo orgogliosi di unire questi valori alla storia della nostra città. In questa sala si potranno infatti ammirare immagini di un quartiere storico di Verona, facendoci tornare indietro nel tempo con momenti di vita che non abbiamo vissuto ma importanti per la nostra città. Abbiamo radici profondissime, e tanto più siamo legati alla nostra comunità tanto più saremo forti nel proiettarci verso il futuro”.