Lo studio di Confcommercio Verona: meno negozi, più alberghi, bar e ristoranti.
Giù le serrande dei negozi, è il turismo a tenere a galla Verona, con alberghi, bar e ristoranti che aprono. In altre parole, calano le imprese del commercio al dettaglio, tengono i pubblici esercizi e gli alberghi: è la fotografia scattata nel Comune di Verona dall’Osservatorio della demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici, realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.
I numeri.
Erano 1.887 le imprese del commercio al dettaglio attive nel Comune scaligero a giugno 2022, 575 in Centro storico e 1.312 fuori; nel 2019 erano 2.121 (rispettivamente 635 e 1.486), nel 2012 ancora di più, ossia 2.361 (713 in centro e 1.648 fuori). Ci sono però alcuni settori in controtendenza con le farmacie (79 nel giugno 2022 contro le 66 di tre anni prima e le 63 di dieci anni prima) mentre il settore delle apparecchiature informatiche e della telefonia si attesta a 53 unità complessive contro le 55 del 2019 e le 33 attività del 2012. Continua il calo dei negozi di prodotti alimentari e bevande, ora a quota 225 e dei distributori di carburante (47 contro i 49 del 2019 e i 73 del 2012).
Alberghi, bar e ristoranti.
Discorso diverso per alberghi, bar e ristoranti: ammontano complessivamente a 1.651 unità (di cui 632 in centro), contro i 1.707 di tre anni prima e i 1.460 del 2012. Ma in confronto al 2019 crescono sia gli alberghi, che sono 79 contro i 74 del 2019 sia i ristoranti, 767 contro i 756 del 2019, sia i bar: 767, erano 756 nella rilevazione di tre anni prima. In calo invece, stando ai dati del report, le altre forme di alloggio registrate (244 contro 261). In generale però, puntualizza Confcommercio Verona, si evidenzia un aumento delle locazioni turistiche non rilevabile pienamente da questa ricerca in quanto i gestori per la maggior parte non sono costituiti in alcuna forma imprenditoriale.
L’ottava edizione dell’Osservatorio arriva in una fase che ha visto superare il picco della crisi dovuta alla pandemia e alla stagnazione dei consumi, ma che si confronta oggi con nuove emergenze derivanti dal caro energia, da una elevata inflazione e dal protrarsi della guerra in Ucraina.
“I cambiamenti nelle preferenze e nelle abitudini di acquisto e consumo, le scelte commerciali e localizzative della grande distribuzione e delle superfici specializzate, lo sviluppo del commercio online e altri fattori stanno cambiando volto alle nostre città e ai centri storici in particolare – sottolinea il presidente di Paolo Arena Confcommercio Verona – con meno insediamenti del commercio tradizionale e più servizi e con differenti dinamiche tra le aree geografiche del Paese”.
“Per Verona – aggiunge il direttore generale Nicola Dal Dosso – la forte presenza di turisti tempera in qualche modo una situazione difficile per il comparto del commercio e rende il dato meno impattante sulla città scaligera rispetto ad altri centri storici e altri capoluoghi”.