Il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto in visita al carcere veronese di Montorio, al centro delle cronache per i suicidi dei detenuti.
Il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto ha fatto visita al carcere di Montorio, tristemente alla ribalta delle cronache nelle ultime settimane per i troppi suicidi dei detenuti, cinque in poche settimane. E la sua disanima di quanto visto, al termine della visita, è spietata.
Un carcere di grandi dimensioni, costruito negli anni ‘80, in cui il sovraffollamento risulta evidente allo sguardo – scrive Scalfarotto – anche se le statistiche direbbero in teoria che a ciascun detenuto sono riservati i metri quadri previsti dai regolamenti. La verità è che nelle celle, in cui vivono tre persone, non entrano nient’altro che i due letti, di cui uno a castello, e non resta che un piccolo corridoio a separare i letti dalla porta del bagno”.
Il sovraffollamento.
“Chi dorme al piano superiore del letto – prosegue – non ha alcun punto di appoggio a terra. È una densità abitativa oggettivamente insostenibile, qualsiasi siano le tabelle ministeriali (che comunque dicono che lì dovrebbero esserci 350 persone e non 550). Non è solo una questione di spazio nelle celle, è anche una questione di disponibilità di servizi che non sono illimitati. Se le docce sono state costruite per 350 persone, saranno sempre troppo poche per 550 comunque si giochi con le statistiche”.
- Presidio davanti al carcere di Montorio, Verona si mobilita.
- Ancora un suicidio nel carcere di Montorio: è il quinto in pochi mesi.
E poi la situazione servizi igienici, drammatica: “I bagni – continua Scalfarotto – non hanno acqua calda né docce. L’assenza di acqua calda è una cosa terribile: pensate com’è svegliarsi la mattina in gennaio e avere solo acqua fredda che esce dal rubinetto. Ovviamente, come in tutte le carceri, nei bagni c’è cibo, fornelletti, frutta, tutte cose che nel mondo esterno stanno in locali destinati al mangiare, non alle deiezioni. Nei bagni di alcune sezioni c’è un lavapiedi, che i detenuti chiamano “bidet”, ma non in tutte, per esempio non nella sezione femminile. Le docce si trovano in locali separati, con i soliti problemi di privacy, igiene e sicurezza, e sono locali che versano in condizioni non accettabili: muffa, sifoni non funzionanti, mura scrostate. Alcune celle hanno evidenti problemi di muffa alle pareti e di umidità”.
“Direzione e polizia penitenziaria fanno quello che possono”.
“Mancano le professionalità di supporto. Educatori, solo 2 per 550 persone. Una mediatrice culturale più due a progetto. Psicologi e psichiatra non stabilmente presenti nella struttura. I detenuti denunciano una difficoltà sostanziale ad accedere alle visite mediche. Direzione e polizia penitenziaria fanno quello che possono. Mi hanno dato l’impressione di fare ogni sforzo, anche con un lodevolissimo spirito di iniziativa, per utilizzare al meglio le risorse a disposizione e infatti nel carcere c’è un interessante progetto di orientamento e formazione al lavoro finanziato con i soldi del PNRR, così come ci sono detenuti che studiano all’istituto alberghiero”.
“Esperienze lavorative vere e proprie, con la partecipazione di imprese locali, invece non sono presenti. I troppi casi di suicidio hanno chiaramente inciso sul morale dei detenuti che infatti sono attualmente in “sciopero del carrello”, rifiutano cioè il cibo fornito dall’amministrazione. È uno sciopero che non è stato indetto dai detenuti ma da un’associazione esterna presente in città. Molto di loro mi hanno detto di aver sentito dell’iniziativa in televisione e di aver conseguentemente aderito all’iniziativa in segno di solidarietà ai compagni che si sono tolti la vita in queste settimane”.
“Conferma della situazione drammatica delle nostre carceri”.
Le conclusioni di Scalfarotto, dopo la visita a Montorio: “Questa visita è stata l’ulteriore conferma della situazione drammatica e insostenibile delle nostre carceri, che sono diventate il ricettacolo di ogni marginalità nel nostro paese. Ospitano un numero relativo di criminali e in compenso c’è un sacco di gente che dovrebbe stare da qualche altra parte: tossicodipendenti, malati psichiatrici, persone senza fissa dimora. Non bisogna costruire nuove carceri, bisogna mettere seriamente a posto quelle che ci sono e fare in modo di tirar fuori quelli che non dovrebbero esserci, compresi quelli che potrebbero avere un’occasione per rifarsi una vita. E per questo dotare le carceri di tutte quelle professionalità che servirebbero e che invece sono assenti. Nel frattempo siamo arrivati a 15 suicidi in 40 giorni del 2024, un’onta per un Paese civile, e da parte del governo e della maggioranza solo nuovi reati, nuove pene (che aumenteranno ancora il sovraffollamento) e nessuna idea sensata sul da farsi”.