Proposta di legge della maggioranza di governo per trasformare 46 teatri d’Italia in monumenti nazionali: Verona non c’è.
Il governo vorrebbe trasformare i maggiori teatri d’Italia in monumenti nazionali: ma si dimentica di Verona. A farlo notare è Rachele Scarpa, deputata veneta del Pd. “Emergono da più parti polemiche intorno alla proposta di legge presentata dalla maggioranza di governo per trasformare 46 teatri d’Italia in altrettanti monumenti nazionali – sostiene Scarpa -. Una lista, destinata ad ampliarsi durante l’esame del provvedimento, inevitabilmente parziale in considerazione della mancanza di criteri oggettivi per l’attribuzione del titolo di ‘monumento nazionale’, da cui mancano teatri importanti, la cui assenza è difficilmente spiegabile”.
Secondo Scarpa “questo vale anche per il Veneto che vede riconosciuti cinque teatri importanti come il Goldoni, la Fenice e il Malibran di Venezia, il ‘Del Monaco’ di Treviso e l’Olimpico di Vicenza, ma in cui si evidenzia la mancanza di teatri altrettanto importanti”.
I teatri “esclusi”.
E tra quelli dimenticati ci sono anche i teatri veronesi, come il teatro Filarmonico, il teatro Ristori e il teatro Nuovo, secondo teatro d’opera del Veneto. Oltre a questi resterebbero fuori anche il Verdi di Padova, il Teatro sociale di Rovigo, il Teatro Dino Buzzati di Belluno, il Teatro comunale di Lonigo (VI), il Teatro accademico Castelfranco Veneto (TV), il Teatro sociale di Cittadella (PD), il Teatro Accademia di Conegliano (TV), il Teatro Salieri di Legnago (VR), il Teatro modernissimo Noventa Vicentina (VI), il Teatro Filarmonico di Piove di Sacco (PD), il Teatro civico di Schio (VI), il Teatro Comunale di Thiene (VI), il Teatro Lorenzo da Ponte di Vittorio Veneto (TV), il Teatro de la Sena di Feltre (BL) o il Teatro sociale Eugenio Balzan di Badia Polesine (RO)”.
“Proprio per questo e per tenere fede al principio di applicare criteri oggettivi e non semplicemente personalistici o politici – conclude Scarpa – penso sia giusto che tutti questi teatri siano ricompresi. In questa direzione, ho presentato, insieme ad altri colleghi, un emendamento che richiede di attribuire il titolo di Monumento nazionale anche ad essi”.