A Verona duemila famiglie in attesa per la casa Ater: le proposte del Pd per fronteggiare l’emergenza.
Emergenza casa a Verona: oltre duemila nuclei familiari in lista d’attesa per gli alloggi Ater, più di un migliaio di richieste di sfratti, 200 persone senza fissa dimora nel solo comune capoluogo, 270 ospitate nei dormitori e un altro centinaio in alloggi di fortuna inidonei dal punto di vista igienico e della sicurezza.
Questi sono solo alcuni dei numeri che riguardano l’impellente problematica sociale del disagio abitativo a Verona e nella sua provincia, che sta creando numerosi dibattiti per trovare una o più soluzioni congrue alla portata del problema. Il Partito democratico ha illustrato una serie di idee e proposte articolate per obiettivi intermedi per far fronte ad una problematica che si sta diffondendo a macchia d’olio.
Dal punto di vista operativo, secondo il Pd, la questione abitativa non può essere delegata ad un solo assessorato dal momento che si tratta di un fenomeno complesso tale da richiedere un impegno intersettoriale permanente guidato direttamente dal sindaco. Pertanto, l’obiettivo che i membri del Pd si sono posti, è quello di creare, nel mese di febbraio 2024, un tavolo di lavoro e co-programmazione con tutti gli stakeholder disponibili.
Il piano.
Sulla base di questa considerazione hanno poi stilato degli obiettivi da raggiungere per arginare le situazioni di emergenza a medio e a lungo termine. Secondo questo piano sarà necessario unire le forze per rendere sempre più marginali tutte quelle situazioni emergenziali che caratterizzano la nostra città, impegnandosi, in collaborazione con gli enti di volontariato e la protezione civile, a reperire posti letto nelle strutture inutilizzate (padiglioni fieristici o ex caserme).
La misura di breve termine da adottare entro quest’anno è quella di ottenere da Agec l’intensificazione dello sforzo per concedere temporaneamente, in comodato d’uso, agli organismi disponibili del terzo settore, gli alloggi che è possibile riadattare rapidamente e locare alle persone senza dimora che lavorano e alle famiglie in lista di attesa per assicurare un alloggio ad almeno un centinaio di persone.
L’ostello sociale.
Sono state studiate altre due soluzioni per evitare pressioni nei dormitori e per aiutare, attraverso un sostegno pubblico, quelle realtà sociali che si pongono come intermediari e garanti tra i proprietari di case e le persone più bisognose. Per risolvere il primo problema si è pensato alla creazione di un “ostello sociale’’ che possa ospitare persone singole che lavorano (ad esempio supplenti scolastici o lavoratori di imprese edili) o studenti universitari, sfruttando una struttura alberghiera già esistente o idonea.
Dall’altra parte, la questione degli intermediari si potrebbe risolvere istituendo un fondo di garanzia del Comune per i proprietari privati disponibili ad affittare appartamenti.
Per quanto riguarda le misure da adottare con impatto nel medio e lungo termine il Partito democratico propone il reperimento di una cifra consistente per investimenti pluriennali, che nel convegno hanno individuato in 14 milioni di euro per il riatto e la ristrutturazione di tutti gli alloggi Agec inutilizzati.