A 80 anni dall’eccidio del Cibeno, pietre d’inciampo per i 67 martiri: due sono veronesi.
Nelle pagine drammatiche della storia italiana della seconda guerra mondiale, il Campo Fossoli, vicino a Carpi, nel modenese, ha rappresentato il luogo di transito utilizzato dalle SS tedesche per la deportazione ai lager in Germania. Un luogo dell’orrore, da dove, il 12 luglio del 1944, vennero prelevati i 67 civili antifascisti dai 16 ai 64 anni che trovarono di li a poco la morte, tramite fucilazione, nella vicina Cibeno.
Due le vittime veronesi.
Fra le vittime anche i veronesi Armando Di Pietro e Renato Mancini, ricordati dall’assessore alla Memoria storica Jacopo Buffolo intervenuto a Carpi, con il Gonfalone della città, alla cerimonia di commemorazione dell’80° anniversario.
Durante la cerimonia è avvenuta la consegna simbolica delle Pietre d’inciampo intitolate ai 67 Martiri di Fossoli, un progetto della Fondazione Fossoli e Aned. L’iniziativa di restituire dignità e di ricordare le vittime del fascismo e del nazismo attraverso una piccola pietra che riporta i dati essenziali delle loro biografie è dovuta all’artista tedesco Gunter Demnig, che dal 1996 ne ha posate in tutta Europa oltre 100.000, realizzando così il più grande museo diffuso esistente.
“Abbiamo dato voce alle 67 storie dei civili antifascisti uccisi nel 1944 legandole alla memoria collettiva di resistenza al nazifascismo che ci ha dato la Costituzione – ha commentato l’assessore alla Memoria storica Jacopo Buffolo – È nostro dovere portare avanti la costruzione di una memoria collettiva democratica per la speranza in un avvenire sempre migliore”.