DAE a Forte Lugagnano: tra i donatori la fondazione nata in memoria di Lorenzo Modena, stroncato da arresto cardiaco a 18 anni.
La speranza è di non dover averne bisogno mai, ma nell’emergenza rimane indispensabile che sia a portata: è il DAE, Defibrillatore semiautomatico, dispositivo salvavita da ora presente anche all’interno del Forte Lugagnano, a San Massimo, che è dunque a tutti gli effetti zona cardioprotetta.
Donato da Croce Bianca, Marinai d’Italia e Fondazione Modena.
All’interno dell’ex struttura militare asburgica ha sede oltre una quindicina di associazioni, tra cui l’associazione Marinai d’Italia Verona capofila del patto di sussidiarietà per la gestione del Forte, spesso aperto al pubblico e luogo di iniziative e manifestazioni, mostre e feste, che richiamano molte persone.
Il Dae è stato donato grazie alla sinergia tra l’associazione Marinai d’Italia, Fondazione Modena, nata in memoria di Lorenzo Modena – il 18enne veronese stroncato da un arresto cardiaco mentre faceva sport – e Croce Bianca; l’associazione di Pronto Intervento che conta oltre 300 soccorritori volontari attivi. I formatori di Croce Bianca, nelle scorse settimane, hanno già abilitato all’utilizzo del dispositivo salvavita alcuni dei volontari delle associazioni che gravitano attorno al Forte, con l’obiettivo di avere sempre presente durante le ore di apertura, almeno una persona in grado di gestire attivamente una potenziale emergenza.
Sono circa una ventina i dispositivi installati nel veronese.
Il corso di formazione seguito è il BLSD, Basic life support defibrillation, centrato sulle prime manovre salvavita nonché abilitante all’utilizzo dei defibrillatori. “Abbiamo formato gratuitamente i volontari delle associazioni e installato. Procede quindi con questo ulteriore, importante, tassello l’impegno concreto di Croce Bianca di aumentare le zone cardioprotette sia in città che in provincia”, è intervenuto Michele Bonetti, responsabile formazione Croce Bianca, ricordando che con questo sono circa una ventina i dispositivi salvavita installati nel veronese, dal quartiere San Zeno a Boscochiesanuova.
“Abbiamo voluto trasformare l’enorme dolore provato in un impegno per la collettività. A noi genitori rimarrà sempre il dubbio che, se ci fosse stato un Dae a bordo campo, nostro figlio avrebbe potuto salvarsi. L’obiettivo è che nessuno mai debba più convivere con lo stesso interrogativo”, ha spiegato Giancarlo Modena della Fondazione Modena.
“Questi sono quegli investimenti per i quali si spera davvero di buttare soldi, che il dispositivo non debba servire mai. Ma è importante invece che siano capillarizzati sul territorio”, ha aggiunto il sindaco Federico Sboarina, che all’epoca della morte del giovane Lorenzo era assessore allo sport.