La crisi industriale falcia Verona: aziende in difficoltà, chiude la Borromini. E i casi critici in provincia si moltiplicano.
Aziende in difficoltà, lavoratori a rischio: la provincia di Verona sta affrontando un’ondata di crisi nel settore metalmeccanico che minaccia centinaia di posti di lavoro e l’intero tessuto produttivo del territorio. Da Nogara a Valeggio, da Minerbe a Colognola ai Colli, numerose aziende stanno ridimensionando drasticamente il personale o annunciando la chiusura definitiva, lasciando nel limbo centinaia di famiglie.
- Crisi Borromini, incontro in Regione per salvare i posti di lavoro. Sciopero il 28 febbraio.
- Georg Fisher di Valeggio, sciopero contro il licenziamento di 45 lavoratori.
Tra i casi più critici spiccano la Breviagri (ex Breviglieri) di Nogara, che ha avviato licenziamenti collettivi per quasi la metà della forza lavoro (22 dipendenti su 53). e la Xailog Technologies (ex Riello Sistemi) di Minerbe, dove i continui ritardi nei pagamenti hanno provocato un esodo di dipendenti. Ancora più allarmante la situazione della George Fisher di Valeggio, della Sunlight Seba e della Borromini di Colognola ai Colli, dove è stata annunciata la chiusura completa degli stabilimenti, con la conseguente perdita di tutti i posti di lavoro. Complessivamente, si parla di circa 200 lavoratori coinvolti, senza contare l’indotto.
L’appello della Fiom.
Di fronte a questa emergenza, la Fiom di Verona ha lanciato un appello urgente alle istituzioni locali affinché venga istituito un tavolo di crisi provinciale. “Non possiamo permettere che il nostro territorio perda il suo tessuto produttivo e che i lavoratori siano abbandonati a loro stessi”, ha dichiarato il segretario generale Martino Braccioforte. La richiesta è quella di “coinvolgere i sindaci delle città interessate e il presidente della provincia Flavio Pasini, per individuare soluzioni concrete che garantiscano la ricollocazione del personale e il futuro industriale della zona”.
Braccioforte ha puntato il dito anche contro “la gestione delle aziende in crisi, spesso controllate da fondi speculativi e multinazionali che – a suo dire -, non investono né si preoccupano della continuità produttiva, ma agiscono esclusivamente in ottica di profitto“. Un’accusa che il sindacato estende anche a Confindustria Verona, incolpata di “non opporsi a questa gestione vampira del settore industriale locale”.
Sostanzialmente la richiesta del sindacato è questa: “Intervenire prima che il territorio subisca un colpo irreparabile. Senza azioni concrete, il rischio è quello di perdere non solo centinaia di posti di lavoro, ma anche un pezzo fondamentale dell’identità produttiva veronese“.