A Verona abbassa le serrande lo storico negozio di giocattoli di Galleria Pellicciai.
È proprio a ridosso del Natale che Carlotta De Megni, proprietaria da 10 anni e figlia di colui che ha dato vita al negozio storico di giocattoli di Galleria Pellicciai, a Verona, affissa sulla vetrina il cartello che annuncia la chiusura. Per qualche giorno ancora, infatti, metterà tutti i giocattoli e prodotti in vendita con un prezzo notevolmente ribassato e ciò che invece rimarrà fino alla chiusura verrà donato in beneficenza.
La sua, come ha raccontato al quotidiano L’Arena, è stata una scelta difficile ma doverosa, dal momento che ad oggi il flusso di acquisti è calato e, al contrario, i costi sono notevolmente aumentati, tanto da impedirgli di continuare.
Cambio di esigenze, tanti store e Internet.
Questo calo è probabilmente dovuto a diversi fattori, tra cui il cambio di esigenze che tocca i bambini e ragazzi d’oggi. Già a partire dagli 8 anni prediligono la Playstation, i telefonini o gli iPad, invece, per esempio, dei giochi in scatola. Per un breve periodo Carlotta ha provato a vendere questi prodotti che ad oggi tra i ragazzini sono più diffusi, ma senza successo, dal momento che la distribuzione ha preferito altri store.
Anche il numero di negozi di giocattoli è aumentato negli ultimi anni: una concorrenza difficile da contrastare. In aggiunta, un altro motivo di questo calo delle vendite è dovuto all’era di Internet, che fornisce la possibilità di effettuare acquisti online. Motivo per cui spesso i clienti entrano in negozio per guardarsi un po’ intorno e poi acquistare su Amazon, o da altre realtà.
Il dispiacere dei clienti.
Questa decisione ha suscitato grande dispiacere negli adulti e bambini che spesso e per anni hanno frequentato il negozio, appoggiandosi ai consigli e racconti di Carlotta e suo padre. Il negozio era ormai aperto da oltre 40 anni e aveva visto migliaia e migliaia di clienti di diverse età. L’obiettivo di Carlotta era quello di trasmettere la sua passione dei giochi, la stessa del padre, non solo ai bambini, ma anche agli adulti, perché in fin dei conti una parte bambina rimane sempre in ognuno di noi.