La morte di Moussa Diarra approda in Senato. E il Comitato Verità e Giustizia per Moussa cerca testimoni di quanto accaduto quella mattina.
Il caso Moussa Diarra approda in Senato: venerdì 22 novembre la senatrice di Sinistra Italiana Ilaria Cucchi annuncerà la presentazione di un’interrogazione parlamentare per sollecitare un’indagine rigorosa e imparziale sull’omicidio di Moussa Diarra avvenuto per mano di un poliziotto un mese fa alla stazione di Verona. Interverranno anche gli avvocati della famiglia Diarra, i rappresentanti del Comitato Verità e Giustizia per Moussa e i membri delle comunità maliane, uniti nella richiesta di una ricostruzione completa, trasparente e veritiera dei fatti.
La gestione delle indagini ha finora sollevato diverse perplessità e riservato anche qualche colpo di scena. A cominciare da quella fatidica telecamera di sorveglianza che proprio quella mattina era spenta.
Nonostante le istanze presentate dalle legali della famiglia per accedere a questa fondamentale prova e dopo la richiesta pubblica avanzata anche dal Comitato Verità e Giustizia per Moussa la stessa Procura ha infatti dichiarato che la telecamera centrale della stazione di Verona era spenta e che le immagini di una telecamera molto più lontana, di scarsa qualità, sono state inviate alla scientifica per migliorarne la definizione.
Ci chiediamo innanzitutto come possa essere considerata trasparente un’indagine condotta da una polizia che sta indagando su se stessa, come segnalato tra l’altro da un centinaio di cittadini che ha firmato un appello inviato al CSM in cui si pretende un’inchiesta imparziale e rigorosa.
La ricerca di testimoni di quella mattina.
“L’andamento delle indagini – sostiene in una nota il Comitato – solleva il sospetto di un tentativo di insabbiamento. Ed è per questo motivo che chiediamo a chiunque abbia assistito ai tragici fatti, che abbia filmato con il proprio telefono o che sia in possesso di informazioni utili di contattarci per contribuire a ricostruire la verità su una persona descritta fin dall’inizio come violenta e pericolosa, e che altro non era che un giovane uomo migrante in una condizione di estrema precarietà, segnato da un profondo disagio psicologico”.
“In stazione e nelle zone limitrofe sono stati affissi diversi avvisi in tutte le lingue per la ricerca testimoni, avvisi debitamente autorizzati che pretendiamo non vengano rimossi e vengano anzi salvaguardati dai responsabili delle ferrovie. Indichiamo un numero di telefono 3510921865 e un indirizzo email permoussadiarra@gmail.com per contattarci, garantendo la massima riservatezza”.