Nel mirino della Cgil il piano di razionalizzazione di Poste Italiane: sono undici gli uffici postali di Verona e provincia coinvolti.
Allarme uffici postali che chiudono a Verona e provincia: a lanciarlo è la Cgil di Verona. “Il piano di razionalizzazione di Poste Italiane ci lascia perplessi – sostiene infatti il sindacato veronese – perchè sembra quasi che l’azienda stia cambiando pelle e voglia inseguire logiche che puntano sempre al massimo profitto. A livello nazionale 533 uffici postali saranno coinvolti dalla riorganizzazione. In Veneto saranno 67: 15 chiuderanno, 33 ridurranno le giornate di apertura al pubblico, 19 ridurranno il servizio giornaliero”.
Nella provincia di Verona gli uffici coinvolti saranno undici. Cinque chiuderanno (tutti all’interno del capoluogo), cinque ridurranno i giorni di apertura, uno subirà il taglio del servizio giornaliero. Gli uffici nel comune di Verona che chiuderanno sono quelli situati in via XX Settembre, via Marco Polo, Quinzano, Mizzole e quello situato all’Interporto. “Questa scelta chiaramente penalizzerà fortemente i cittadini di alcuni quartieri”.
“Cittadini penalizzati”.
“Pensare che i residenti a Quinzano si debbano spostare in via Mameli oppure ad Avesa – aggiunge la nota della segreteria Cgil e Slc Cgil Verona – è oggettivamente assurdo, specie se si tratta di persone anziane e con problemi di deambulazione. Idem per i residenti nel quartiere Veronetta (che dovranno recarsi all’ufficio postale di Borgo Venezia) e per coloro che usufruivano dei servizi in via Marco Polo (dovranno raggiungere l’ufficio di San Zeno o Chievo). Per non parlare dei residenti a Mizzole che dovranno percorrere circa 3 chilometri per raggiungere l’ufficio postale di Montorio”.
“Abbiamo la netta sensazione che queste scelte siano figlie della cronica carenza di personale che da anni caratterizza il Veneto e la provincia di Verona. I carichi di lavoro in Poste sono peggiorati. Questa situazione complica il turn over e di conseguenza l’assunzione in Poste Italiane non è più ambito come un tempo. Negli ultimi anni abbiamo più volte chiesto a Poste Italiane di aprire un confronto vero e trasparente su questi temi. Peccato che le richieste siano sempre cadute nel vuoto”.