Vino, Valpolicella: al via la call to action per il riconoscimento appassimento “Patrimonio immateriale Unesco”.
Al via la fase 2 della candidatura Unesco della “tecnica di appassimento delle Uve della Valpolicella”, che ha visto l’intero territorio della denominazione veronese fare squadra a La Collina dei ciliegi, a Grezzana, per rilanciare e testimoniare il supporto al riconoscimento della pratica enologica come “patrimonio culturale immateriale” dell’umanità.
Presentato lo scorso Vinitaly, il processo di riconoscimento entra ora nel vivo grazie alla call to action organizzata dal Comitato promotore, sotto il coordinamento del Consorzio per la tutela dei vini della Valpolicella, con il claim “Appassimento, ritorno al futuro”, testimonianza di un impegno intergenerazionale nella valorizzazione di una pratica virtuosa usata per vinificare i rossi migliori del territorio, tra cui l’Amarone e il Recioto, tramandata da oltre 1500 anni.
Per Christian Marchesini, presidente del Consorzio della Valpolicella capofila dell’iniziativa: “L’appassimento delle uve è, non a caso, la prima tecnica vitivinicola ad essere candidata come patrimonio culturale dell’umanità. Si tratta infatti di un savoir faire che ha scritto la storia ma anche l’economia del nostro territorio. Un tassello fondamentale della nostra identità che non può essere dato per scontato, e che deve essere compreso e valorizzato anche e soprattutto dalle nuove generazioni”.
“Intercettare il cambio generazionale del tessuto produttivo del territorio”.
E proprio i giovani della Valpolicella, con il neonato Consorzio gruppo giovani, si sono schierati in prima fila per sostenere la candidatura e rilanciare la declinazione young del Recioto, il vino più antico della denominazione, con l’evento-degustazione “Call to Recioto”, oggi pomeriggio all’A.M.E.N panoramic bar & food. Nata su impulso del Consorzio di tutela proprio per intercettare il cambio generazionale del tessuto produttivo del territorio, la compagine riunisce circa 50 protagonisti under 40 impegnati a fare rete e a portare le istanze e prospettive dei più giovani anche all’interno delle policy consortili.
L’Unesco ha fino ad oggi riconosciuto come Patrimonio immateriale 631 elementi in 140 Paesi del mondo. Per ottenere il riconoscimento l’elemento candidato deve essere trasmesso da generazione in generazione; deve essere costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia; deve permettere alle comunità, ai gruppi nonché alle singole persone di elaborare dinamicamente il senso di appartenenza sociale e culturale; deve promuovere il rispetto per le diversità culturali e per la creatività umana e, infine, deve diffondere l’osservanza del rispetto dei diritti umani e della sostenibilità dello sviluppo di ciascun paese.