I Comitati veronesi per la sanità pubblica incontrano l’assessore regionale Lanzarin per la consegna delle firme: “Risposte insoddisfacenti”.
Più di 2800 firme raccolte per il potenziamento dei servizi sanitari: è il risultato dell’iniziativa portata avanti- per tutto il mese di aprile e nei vari mercati settimanali dei paesi della provincia di Verona– dai Comitati veronesi a sostegno della sanità pubblica. Le firme sono state consegnate lo scorso mercoledì all’assessore alla sanità della regione Veneto Manuela Lanzarin, durante un incontro a Palazzo Balbi a Venezia che ha lasciato scontenti i comitati:
“Alcune risposte date dall’assessore durante l’incontro non sono state soddisfacenti. Per quanto riguarda il personale sanitario, il fatto che la mancanza non sia solo in Veneto, ma in tutto il territorio nazionale non può essere una giustificazione. Il problema rischia di non essere colmato dai fondi messi a disposizione dal Pnrr ed aggravato nell’ipotesi in cui si vorranno aprire le case di comunità. Probabilmente tutto ciò è frutto di una scarsa lungimiranza programmatoria del piano sanitario regionale che finisce per far fuggire, anziché attirare le professionalità ed i talenti, depotenziando e depauperando ulteriormente la sanità pubblica in favore di quella privata convenzionata”.
“Mancano i posti letto negli ospedali e i sostegni alla salute mentale”.
“Non siamo d’accordo nell’equiparazione delle prestazioni del servizio pubblico con quello privato convenzionato. Non sono la stessa cosa: non tanto e non solo per una questione di principio (costituzionale) ma anche per la diversità dei fini (la sanità pubblica garantisce il diritto universale alla salute, quella privata convenzionata deve garantirsi un profitto) e per i costi che la regione deve assumersi”.
Non c’è stato aumento di posti letto nel pubblico ma solo nel settore privato convenzionato, seppure nel comparto riabilitativo. E mentre l’emorragia del personale sanitario dal pubblico al privato non è pertinenza della regione in quanto le migliori condizioni lavorative ed economiche offerte derivano dalla diversa tipologia di contratto nazionale, tuttavia la regione potrebbe mettere in atto delle modalità per incentivare i medici e il personale a rimanere nel pubblico.
Riguardo le criticità della salute mentale non ci sono psichiatri. Abbiamo chiesto di aumentare gli psicologi, ma i contratti che sono a termine fino a dicembre, sono pagati con fondi nazionali. La regione stanzia circa il 2,4 % della spesa sanitaria, quando le linee guida indicano che si dovrebbe spendere il 5 %. Nella classifica Italiana come spesa siamo penultimi seguiti solo dalla Campania”.
“Le regioni dovrebbero stanziare più fondi”.
Sulle case di comunità, per il momento nulla di definitivo, nel frattempo si punta sull’attivazione delle aggregazioni funzionali territoriali (raggruppamento di medici di medicina generale incaricato di garantire per l’intera giornata e per tutti i giorni della settimana, la tutela della salute della popolazione di riferimento), per queste si dovrebbero incentivare i giovani medici.
Ricapitolando, “La grande fuga del personale sanitario è stata aggravata dallo stress causato dagli anni difficili del Covid, ma è causata anche da stipendi ritenuti bassi (su questo vi state adoperando con il Ministero); dalle carenze degli organici; dalla tentazione rappresentata da stipendi più ricchi nel settore privato convenzionato e del lavoro da “gettonista”. Su questo e sulle altre carenze l’assessore imputa al Ministero il ruolo e la responsabilità di controllo, di finanziamento e sulle indicazioni generali. Di fatto le regioni sono ampiamente autonome e potrebbero stanziare molti più fondi”.