Nuovo bando dell’Ulss 9 per medici di continuità assistenziale diurna, la risposta dei sindacati Spi Cgil Verona.
L’Ulss 9 ha deciso di affrontare l’emergenza sanitaria legata alla carenza di medici di famiglia con un concorso per l’assunzione di dottori pronti ad entrare in servizio in ambulatori di guardia medica diurna. Questa scelta operativa si riconosce ciò che viene denunciato da tempo rispetto ad un diritto di tutela delle persone che viene violato nel primo rapporto che si ha con la sanità: il medico di famiglia.
“Mancano le iniziative”, commentano i sindacati, a firma del segretario generale Adriano Filice, “in grado di imprimere una spinta più decisa alle aggregazioni dei medici in medicine di gruppo che possono dare una risposta più vicina e completa ai bisogni delle persone, a cominciare da anziane e anziani. Bisognerà inoltre affrontare con più chiarezza le problematiche legate a questa decisione, che lascia intravvedere nodi legati alla provvisorietà della soluzione adottata, in quanto i medici assunti sono a tempo determinato; agli aspetti logistici derivanti dalle zone sguarnite, evitando agli assistiti lunghi e disagevoli spostamenti, e alla possibilità per i medici di continuità assistenziale di arrivare a 850 assistiti”.
Non da ultimo, l’emergenza dei medici di base non è la sola criticità della sanità territoriale: carenze si registrano anche nelle liste di attesa troppo lunghe, nell’assistenza domiciliare insufficiente, nella scarsa disponibilità di posti letto di lungodegenza.
I punti critici della sanità.
La relazione sulle performance dell’anno 2021 dell’Ulss 9, indica che: “Il confronto 2021 verso 2019, considerato anno di riferimento per il piano di recupero delle prestazioni, fa registrare una differenza di 292.943 prestazioni in meno”. E ancora, nel 2021 l’Adi (Assistenza domiciliare integrata) ha preso in carico 14.371 assistiti pari al 1,55% della popolazione ed al 6,83% degli assistiti over 65 anni, con forti differenze fra i 4 distretti socio sanitari di base e per un numero di ore insufficiente.
Nel Piano socio sanitario regionale vigente, le strutture di lungodegenza sono concentrate nelle strutture private accreditate. Dichiarano i sindacati Spi Cgil: “Chiediamo un aumento dei posti letto con riequilibrio a vantaggio delle strutture pubbliche, e un aumento consistente degli ospedali di comunità per arrivare a completare il numero previsto dal Pnrr entro il 2026″.
Nel territorio, inoltre, ogni 40/50.000 abitanti deve essere presente una casa di comunità hub come struttura del distretto socio sanitario di base: “Chiediamo che nei distretti e nelle medicine di gruppo integrate già attive e funzionanti si attivino i centri di prelievo ambulatoriali e domiciliari”.
“In una fase di così grave crisi sanitaria”, proseguono, “è fondamentale che ci sia il massimo coinvolgimento di tutti i soggetti sociali al fine di tutelare la salute dei più fragili e più vulnerabili, a cominciare dalle pensionate e pensionati che noi rappresentiamo”.