Citrobacter, medici e infermieri di Verona: «Siamo persone perbene»

Il personale della Terapia intensiva neonatale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona reagisce alla valanga di accuse, minacce e insulti piovuti sulla loro testa negli ultimi mesi

(Da Corriere.it) Adesso parlano loro. Medici e infermieri dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona travolta dal caso Citrobacter, il batterio che dal 2015 al luglio scorso ha colpito cento bambini ricoverati nella Terapia intensiva neonatale uccidendone quattro e lasciandone nove cerebrolesi, reagiscono alla valanga di accuse, minacce e insulti piovuti sulla loro testa negli ultimi mesi. Anche a difesa del direttore sanitario Chiara Bovo, del direttore medico Giovanna Ghirlanda e del primario del reparto coinvolto Paolo Biban, sospesi dal commissario Francesco Cobello.

 I primari
 I primi a prendere posizione sono i primari, con una nota congiunta: «Siamo vicini alle famiglie, umanamente comprendiamo il loro dolore e auspichiamo che le autorità competenti possano definire questa vicenda. Esprimiamo solidarietà ai colleghi momentaneamente sospesi, auspicando che quanto prima vengano chiarite le loro posizioni. Avvertiamo altresì la necessità di spendere una parola per la nostra Azienda, una delle più grandi ed efficienti d’Italia. Questa devastante vicenda l’ha portata alla ribalta nazionale nel modo peggiore — il passaggio chiave — quanto di eccellente ogni giorno viene svolto dagli oltre 5mila dipendenti è passato in secondo piano, travolto da un’immagine profondamente negativa. E ciò rischia di togliere fiducia e serenità a quanti a noi si affidano, arrivando da ogni parte d’Italia. Come primari rivendichiamo di appartenere a un’eccellenza sanitaria con forte vocazione educativa, in cui il malato è sempre al primo posto e dove ogni atto medico è svolto con scienza e coscienza».

 Gli infermieri e gli osa
 Più forti le dichiarazioni degli infermieri e degli operatori sociosanitari al lavoro nelle Terapie intensive neonatale e pediatrica finite nell’occhio del ciclone. Dopo aver letto la relazione della commissione di esperti nominata dalla Regione per far luce sull’accaduto, ieri si sono riuniti nell’assemblea indetta dalla Uil e hanno fatto sentire la loro voce con un documento ufficiale. «Anche noi siamo genitori e sappiate che ci prendiamo cura di tutti i bambini come se fossero i nostri — dicono ai parenti delle vittime — siamo persone perbene. Ci siamo messi a disposizione della direzione per trovare la causa della terribile infezione, andando oltre gli obblighi del contratto, per il bene della collettività e dei bambini». Quindi la difesa della loro dignità: «Riteniamo avvilenti e fuori luogo alcune affermazioni di politici locali e regionali che hanno additato il personale come il vero responsabile dell’infezione, con notizie false come quella del latte per i neonati e i prematuri preparato con l’acqua del rubinetto. Non è così. E poi le norme igieniche, delle mani e delle superfici, sono state rispettate: i tamponi eseguiti sulle mani del personale sono risultati tutti negativi per Citrobacter».

 «Nessun avviso dalla direzione sulla contaminazione»
 Il personale assicura che «non sapeva della positività per Citrobacter riscontrata nei filtri dei rubinetti, ne è venuto a conoscenza con la pubblicazione sui giornali on line». «La direzione non ha avvisato immediatamente che l’acqua dei rubinetti era contaminata», scrivono infermieri e Oss, «rammaricati e arrabbiati per la totale assenza dimostrata dal datore di lavoro». (Corriere.it)

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