La vittoria di Fdi, gli errori del Pd: l’analisi dopo il voto in provincia di Verona

La vittoria di Fdi, gli errori del Pd: l’analisi dopo il voto in provincia di Verona: tre ballottaggi su tre vanno al centrodestra.

Vince il centrodestra, perde il centrosinistra; vince Fratelli d’Italia, perde il Pd: è questa, se vogliamo, la prima analisi del voto, la sintesi secca dei ballottaggi in provincia di Verona. Il centrodestra ha ottenuto la vittoria in tutti e tre i comuni che sono andati al ballottaggio. A Legnago, Paolo Longhi, avvocato e figura di spicco di Fratelli d’Italia, ha sconfitto Andrea Cesaro del centrosinistra. Longhi ha ottenuto il 54% dei voti e guiderà una maggioranza composta, oltre che dal partito di Giorgia Meloni, anche da Forza Italia, Lega e tre liste civiche. Le liste civiche di centrosinistra formeranno l’opposizione.

Anche a San Bonifacio il centrodestra ha prevalso con Fulvio Soave, sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega e tre liste civiche. Ha ottenuto il 55% dei voti, battendo il candidato civico Antonio Verona. La vittoria più schiacciante si è verificata a Pescantina, dove è andata in scena una lotta tutta interna al centrodestra e Aldo Vangi, con una coalizione composta da Fratelli d’Italia, Forza Italia e due liste civiche, ha sconfitto Davide Pedrotti della Lega, supportato da Pescantina Domani. Vangi ha ottenuto il 62% dei voti.

Legnago è stato l’unico dei tre comuni in cui il centrodestra si è presentato unito, anche se questa unità è stata raggiunta solo in seguito, con l’ingresso della Lega nella coalizione dopo aver corso separatamente al primo turno. A San Bonifacio, il centrodestra ha vinto nonostante l’assenza di Forza Italia dalla coalizione.

La “vittoria” di Fratelli d’Italia.

A bocce ferme, una cosa è certa: a portare a casa il risultato, e a mettersi alla testa della coalizione di centrodestra, è soprattutto Fratelli d’Italia, che conferma anche alle amministrative dei principali Comuni della provincia di Verona il ruolo di primo partito conquistato alle europee. Il partito della premier nel Veronese vince con o senza la Lega, con o senza Forza Italia. E quando è il caso di mettere da parte le rivalità e trovare un accordo per raggiungere l’obiettivo, vedi Legnago, lo sa fare. Non è un caso che il coordinatore provinciale Ciro Maschio, ieri, sia stato in prima fila nei festeggiamenti in tutte e tre i Comuni, come a segnare il territorio.

Centrosinistra, una sconfitta quasi senza lotta.

Già, e il centrosinistra? E il Pd, che si è quasi “nascosto” dietro le liste civiche dei candidati sindaco? Il segretario provinciale dem Franco Bonfante ha detto che in fondo “a Legnago c’erano poche speranze”. Forse “qualcuna in più a San Bonifacio”, ha poi aggiunto. Quasi ammettendo una resa arrivata ancora prima di scendere in campo. La lezione del capoluogo, dove Damiano Tommasi ha capovolto palazzo Barbieri, rimane un caso quasi del tutto isolato in provincia, territorio di conquista del centrodestra.

Errori? “Avevamo buon candidati, abbiamo fatto una buona campagna elettorale”, assicurano i vertici del Pd veronese. Che però non ha presentato liste o simboli di partito nè a Legnago nè a San Bonifacio. E allora forse avere buoni candidati e fare una buona campagna elettorale non basta. Non è mai bastato, per il centrosinistra, nei Comuni della provincia veronese, dove prima la Lega e ora FdI non sembrano avere rivali. Non può certo bastare ora, con il vento di Fratelli d’Italia che al di fuori del centro storico soffia forte. Troppo.

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