Verona, le opposizioni chiedono la revoca delle mozioni del 1995.
Dopo l’attacco di Fedez, dal palco del concertone del primo maggio, alle posizioni leghiste sul ddl Zan, che ha tirato in ballo anche il consigliere veronese Alberto Zelger, l’opposizione di centrosinistra a palazzo Barbieri passa all’attacco. E lo fa chiedendo la revoca delle famigerate mozioni omofobe approvate nel lontano 1995 e mai più revocate.
“Invitiamo il centrodestra veronese a convergere sul nostro ordine del giorno del 2018, solo recentemente calendarizzato per la discussione in consiglio comunale, e in coda da ormai quattro sedute, per la revoca delle mozioni omofobe del 1995. Le madri di tutta l’omofobia istituzionale veronese”, sostengono Michele Bertucco di Sinistra in Comune e il capogruppo del Pd Federico Benini.
La mozione 336 del 1995.
Le mozioni in questione fanno divieto alla giunta comunale di deliberare “provvedimenti che parifichino i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna”. “Ciò in aperto in contrasto con la Legge 76 del 20 maggio 2016, meglio nota come Legge Cirinnà – continuano – la quale stabilisce senza possibilità di equivoco che “all’interno di leggi, regolamenti e atti amministrativi” e ovunque ricorrano le parole “coniuge” oppure “coniugi”, ovvero termini equivalenti, le disposizioni relative si applicano anche ai contraenti di unione civile, dunque anche alle unioni tra persone dello stesso sesso.
Gli indirizzi contenuti nelle mozioni del 1995 sono quindi d’intralcio alla effettiva applicazione dei diritti e doveri previsti dalla Cirinnà. Con questo ordine del giorno chiediamo al consiglio comunale di prenderne atto e di provvedere di conseguenza a rimuovere, come prevede la Costituzione, gli ostacoli alla parità delle persone difronte alla Legge”.