L’amministratore delegato dell’ospedale di Negrar Mario Piccinini eletto coordinatore degli Irccs religiosi e ambasciatore della Sanità Italiana.
Doppio riconoscimento nazionale per l’amministratore delegato dell’Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar: Mario Piccinini è stato, infatti, eletto coordinatore degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico aderenti all’Associazione religiosa istituti socio-sanitari e nominato ambasciatore della Sanità italiana nell’ambito dell’open meeting di Grandi ospedali.
Le elezioni sono avvenute a Roma: la prima durante l’assemblea nazionale dell’Aris, dove è stato conferito a Piccinini l’incarico di gestire i rapporti con le istituzioni, in primo luogo il Ministero della salute, per conto degli Irccs associati. Complessivamente fanno parte dell’Aris 251 strutture socio-sanitarie. Gli Irccs sono 14 tra cui la Fondazione policlinico universitario Gemelli di Roma, l’istituto San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, il centro Don Carlo Gnocchi di Firenze e la fondazione Piemonte per l’oncologia di Torino.
A margine dell’open meeting di Grandi ospedali, l’amministratore delegato del “Sacro Cuore Don Calabria” è stato insignito anche della nomina di ambasciatore della Sanità italiana, attribuita a 21 manager sanitari, che “si contraddistinguono per il loro impegno nell’innovazione, nella collaborazione e nel creare sinergie all’interno del sistema sanitario con l’obiettivo di migliorare la qualità, l’efficacia dell’assistenza sanitaria e di elevare la capacità della ricerca, rispecchiando così i valori e lo spirito del progetto di Grandi ospedali”.
Irccs a gestione privata e non profit.
“Sono molto onorato per questo incarico”, afferma Piccinini. “Il mio primo obiettivo sarà quello di portare presso le istituzioni la legittima istanza degli Irccs a gestione privata e non profit: siamo a tutti gli effetti sanità pubblica in quanto facciamo parte dei 53 ospedali riconosciuti dal ministero della Salute per l’eccellenza nel campo della ricerca applicata alla clinica, ma di fatto veniamo inseriti nel confuso calderone della sanità privata, nonostante la quasi totalità della nostra attività avvenga nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Basti pensare che i progetti dei nostri ricercatori possono avvalersi dei fondi Pnrr solo all’interno di una ‘cordata’ coordinata da una struttura pubblica. Dobbiamo imprimere un’inversione di rotta.
Condivido entrambi i riconoscimenti con il personale di oggi e di ieri”, conclude. “A definire grande un ospedale non è solo il numero dei posti letto o dei dipendenti, l’organizzazione efficiente, le innovative dotazioni tecnologiche. Il valore aggiunto lo fanno ancora le persone che vi lavorano, formate non solo professionalmente, ma anche umanamente per essere a loro volta veicolo di formazione del paziente”.