In Veneto sono stati 51 i morti sul lavoro da gennaio a luglio, mentre a Verona si registra il più alto numero di denunce di infortunio e decessi.
In Veneto e a Verona si fa sempre più critica la situazione delle morti sul lavoro: Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering di Mestre, mette in evidenza l’emergenza alla luce della più recente indagine realizzata dal proprio team di esperti: “Sono 51 i decessi nel Veneto da gennaio a luglio 2023 (contro i 60 del 2022): 40 quelli rilevati in occasione di lavoro (1 in più dello scorso anno) e 11 quelli in itinere (10 in meno del 2022)”.
A fine luglio 2023, il rischio di infortunio mortale nella regione (18,64 morti per milione di occupati) risulta di poco superiore alla media nazionale. Lo stesso dato a giugno era inferiore alla media nazionale.
Per quanto riguarda le incidenze nel dettaglio in regione, si scopre che è solo Verona a trovarsi in zona rossa con un’incidenza di 31,3, seguita da Rovigo (21,5), Treviso (21,2), Padova (19,4) e Venezia (18,7) che si trovano tutte in zona arancione. Mentre in zona bianca ci sono Vicenza (5,2) e Belluno che non conta vittime tra i lavoratori.
Il più elevato numero di decessi si è verificato in provincia di Verona (15). Seguono: Venezia (11), Treviso (10), Padova (9), Vicenza (4) e Rovigo (2).
“La regione, sebbene per pochi punti percentuali, entra in zona arancione per l’elevata incidenza di mortalità. Sono poi 41.635 le denunce di infortunio complessive su un totale, in Italia, di 344.897: vale a dire – proprio come il mese precedente – oltre il 12% di quelle rilevate in Italia. Il Veneto è anche terzo in Italia per numero di vittime totali dopo la Lombardia (97) e il Lazio (53) ed è addirittura secondo solo alla Lombardia (74), per decessi in occasione di lavoro”.
Infortuni totali, mortali e non, dei primi sette mesi del 2023.
Alla fine di luglio 2023 le denunce di infortunio totali sono diminuite del 21% rispetto alla fine di luglio del 2022: erano 52.691 e ora sono 41.635. Un decremento questo, è opportuno ancora precisarlo, dovuto quasi esclusivamente alla scomparsa dalle statistiche degli infortuni connessi al Covid.
Le attività manifatturiere, anche dopo i primi sette mesi del 2023, sono ancora in cima alla graduatoria delle denunce di infortunio in occasione di lavoro (7.856). E sono seguite da: costruzioni (2.275), commercio (2.083), trasporti e magazzinaggio (1.880) e sanità (1.797); settore, quest’ultimo, che a fine luglio del 2022 contava 8.321 denunce.
Ed è sempre la provincia di Verona quella con il maggior numero di denunce totali di infortunio (8.447), seguita da: Vicenza (8.128), Padova (7.935), Treviso (7.347), Venezia (6.905), Belluno (1.505) e Rovigo (1.368).
Infine, sono 13.689 le denunce di infortunio delle donne lavoratrici e 27.946 quelle degli uomini.
Le denunce dei lavoratori stranieri sono 10.787. Le denunce di infortunio fino a 14 anni sono 3.131, ovvero oltre il 10% del totale dei coetanei del Paese, il 7,5% del totale delle denunce in regione.