Tutte le domande ancora senza risposta dell’omicidio di Vago di Lavagno

Tutte le domande ancora senza risposta dell’omicidio di Vago di Lavagno.

Omicidio di Vago di Lavagno: il dramma che ha colpito la comunità lascia aperti numerosi interrogativi, ancora senza risposta. Intanto si cerca di comprendere cosa abbia spinto una madre a compiere un gesto tanto tragico: sparare al figlio quindicenne prima di togliersi la vita. Il ragazzo, attualmente ricoverato in condizioni disperate all’ospedale di Borgo Trento, è stato ferito da un colpo esploso da una pistola che Alessandra Spiazzi aveva ricevuto in regalo dal padre. L’arma era stata denunciata dallo stesso, ma non dalla donna.

Luciano Feltre, padre del giovane ferito e marito di Alessandra, è stravolto dal dolore. Al momento della tragedia, Feltre era rientrato dal lavoro e si trovava in un’altra stanza della casa, ignaro di ciò che stava per accadere. In uno sforzo per comprendere le dinamiche dell’accaduto, ha lavorato a stretto contatto con i carabinieri di San Martino Buon Albergo, contribuendo alle indagini. Successivamente, si è recato all’ospedale veronese, dove suo figlio, in condizioni critiche, continua a lottare per la vita, gravemente compromesso a livello cerebrale.

Restano molte incertezze su quanto accaduto nei giorni precedenti la tragedia. Come si evolveva il rapporto tra madre e figlio? I vicini parlano di discussioni frequenti, ma quanto c’è di vero in queste affermazioni? Alcuni sospettano che Alessandra stesse attraversando un periodo di depressione, ma cosa potrebbe averla spinta a un gesto così drammatico? Ci sono ancora tante domande aperte, tra cui perché l’arma, non regolarmente denunciata, fosse pronta all’uso e come fossero stati reperiti i proiettili. Si tratta di un caso complesso e le risposte, per ora, restano elusive.

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