Pasqua 2024: qual è la colomba che “vola” più in alto a Verona, lo dice Gambero Rosso.
Nell’aria primaverile, impregnata di profumi, la colomba di Pasqua troneggia sulle tavole italiane, magari con la migliore versione, quella fatta a Verona. Questo dolce tradizionale incarna non solo il gusto sublime, ma anche un legame profondo con le radici culturali e religiose che caratterizzano le festività pasquali.
Il dolce lievitato di Infermentum, confezionato a Stallavena, conquista il prestigioso riconoscimento di Gambero Rosso dopo essere stato valutato in una degustazione alla cieca tra le migliori 90 colombe pasquali d’Italia. Questa delizia veronese si è distinta come una delle eccellenze del settore, superando persino un celebre pasticcere.
Ecco la golosa descrizione di Gambero Rosso.
“La colomba si eleva in modo regolare arricchita da una glassa classica, croccante e lievemente disordinata. L’interno, di un giallo luminoso ma non spinto, intrappola una leggera punteggiatura di vaniglia. Ruba la scena l’occhiatura, a dir poco espressiva, quasi selvaggia, con vari alveoli grossi e allungati. I canditi, perlopiù di grandi dimensioni, si fanno apprezzare per la loro bontà: sono carnosi, succosi e aromatici“.
“Note lattiche e burrose, delicate e fresche, offrono una coerenza d’insieme fra olfatto e palato. Percezione in qualche misura supportata da una bocca poco grassa e dalla dolcezza più che contenuta, forse troppo. La struttura è bella soffice, aerea, filante. Eppure, il morso si fa appena appena tenace e non propriamente fondente”.
Oltre 90 le colombe classiche artigianali testate da Gambero Rosso.
Durante il contest, 37 partecipanti superano le fasi eliminatorie per la finale. Da qui sono uscite le migliori 24 colombe pasquali. Solo le produzioni artigianali hanno avuto accesso al concorso, grazie all’utilizzo di lievito madre e l’esclusione di additivi e conservanti. Le degustazioni sono state condotte in versione “blind”. In alcuni casi, le confezioni in cellophane sono state sostituite per nascondere il brand. Quindi nulla ha influenzato il giudizio degli assaggiatori.