Il cappello è uno degli accessori più antichi di sempre nella storia umana, e ancora oggi è particolarmente utilizzato sia per ragioni pratiche che per altre legate alla moda. D’altronde, la storia del cappello permette di riflettere sull’evoluzione delle differenti culture nel mondo, così come sulle tendenze sociali. Inoltre, protegge dai raggi del sole in estate e dal vento freddo in inverno, pur preservano dei tratti estetici in grado di comunicare delle sfumature sull’identità personale di un individuo. Non è un caso che diversi modelli di cappelli, tra cui quello da cowboy e a tesa larga, hanno dato vita a una vera e propria simbologia legata al settore cinematografico.
Anche il cappellino da baseball ha un legame importante con il mondo del cinema. Questo modello, infatti, oltre a essere protagonista in tantissimi film, è anche tra gli accessori che si prestano maggiormente alla personalizzazione (in siti specializzati nel settore come Fullgadgets.com lo si può notare dall’ampio spazio che gli viene dato) e di fatto i maggiori franchise – vedi Marvel e Star Wars – gli danno un ruolo da protagonista nel merchandising. Ma, siccome storicamente il cappello si è rivelato simbolicamente importante, ed è ampiamente collegato al settore cinematografico: ecco come storia e cinema lo hanno reso molto più che un accessorio.
La storia del cappello: come influenza l’immaginario collettivo?
Il cappello è un accessorio utilizzato da diverse civiltà fin dai tempi antichi, e presenta una storia dall’alto significato culturale, sociale e simbolico. Nell’antico Egitto, così come nel mondo greco e in Mesopotamia, i cappelli avevano il compito di proteggere la testa dalle intemperie, e venivano realizzati in fibre vegetali intrecciate oppure in pelle animale. Già a partire dal Medioevo, questo accessorio veniva elaborato con una quantità maggiore di dettagli, e perciò era un indicatore dello status sociale di una persona. I cappelli a punta, per esempio, venivano indossati dai nobili.
Nel Rinascimento, i cappelli realizzati erano ben decorati, risultando sofisticati. In questo periodo risalgono il berretto alla francese e quello da notte, ma vi erano modelli di velluto impreziositi con fiori e nastri. Nelle epoche successive, i cappelli hanno continuato ad evolversi a seconda delle influenze sociali: in quella vittoriana si diffusero il bonnet e il canotier; negli anni 20’ fu la volta del cappello a cloche, legato all’avvento del jazz. Negli anni ‘60, erano di moda i cappelli a tesa larga, mentre negli anni ‘70 quelli dall’aspetto più informale, come quelli da cowboy o i berretti da baseball. Ciò era dovuto alla cultura del cinema, la quale era parecchio popolare e influente per qualsiasi altro settore.
La simbologia del cappello nel cinema
I cappelli devono la loro simbologia soprattutto al cinema. Ad esempio, il cappello fedora è un’icona del cinema noir, e viene indossato anche nei polizieschi e nei gangster movie degli anni ‘30 e ‘40. I detective portano praticamente sempre questo modello di cappello, il quale diventa simbolo di eleganza e mistero, proprio come i protagonisti di questi film. I cappelli da cowboy sono associati al western, in particolar modo alla figura del cowboy solitario. Per ciò che concerne il valore simbolico di questo modello, è associato al coraggio nonché alla libertà.
Il cappello a tesa larga viene invece associato all’avventura e all’esplorazione, ed è presente in film famosi come Lawrence d’Arabia e la saga di Indiana Jones. Il berretto da baseball comincia a comparire nei film con dei protagonisti giovani oppure a quelli legati al mondo dello sport, ragion per cui lo si ricollega all’amicizia e alla spensieratezza. Infine, un ultimo esempio è dato dal cappello da strega, appartenente alla sfera di film di genere fantasy, diventa simbolo della magia e del potere.