Nuovo codice della strada: chi differenzia fra consumo di cannabis terapeutica e ricreativa?

Tra le tante novità introdotte dal nuovo codice della strada, entrato in vigore il 14 dicembre 2024, importanti dettagli riguardano la guida dopo l’uso di sostanze stupefacenti.

Cannabis e codice della strada: facciamo chiarezza

Riguardano vari ambiti le strette messe in atto dalla riforma dell’articolo 187 del Codice della strada, e una di queste si riferisce all’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope. Dall’entrata in vigore del nuovo codice della strada, la persona che viene sottoposta ai test per l’analisi per la ricerca dei cannabinoidi o altre sostanze stupefacenti, rischia la sospensione della patente e l’arresto dai 6 ai 12 mesi se, semplicemente, risulta positiva. Questa norma, però, presenta più di un difetto che la rende molto controversa.

Il primo riguarda il fatto che non sarà più necessario essere trovati alla guida in uno stato di alterazione psico-fisica. E dunque anche chi non ha guidato in stato di alterazione, ma ha assunto sostanze, fra cui la cannabis, molte ore prima o addirittura nei giorni precedenti al controllo, può essere punibile.

La seconda controversia si riferisce al fatto che anche chi fa uso di cannabis a scopo terapeutico diventa passibile della stessa sanzione. Ma le voci che si sono sollevate in merito alla necessità di fare una differenza in questi casi sono state moltissime, e hanno portato il Ministro dei Trasporti a ritrattare per questa fattispecie. È importante, infatti, che non vengano imposti dei divieti assoluti di guida e che i pazienti che seguono una terapia a base di cannabis abbiano la possibilità di proseguire la cura senza rischiare che gli venga sospesa la patente o subire un processo penale.

I test per la ricerca dei cannabinoidi nell’organismo utilizzati dalle forze dell’ordine vengono eseguiti tramite urine, sangue, saliva e capelli. In base al tipo di analisi, ma anche a seconda delle funzioni metaboliche di ogni singola persona, della dose assunta e della frequenza dell’uso, i tempi in cui si risulta positivi (o meglio, il THC risulta rilevabile dopo l’assunzione) cambiano di parecchie ore.

Generalmente, queste analisi rilevano l’assunzione di cannabis avvenuta tra i 3 e i 30 giorni precedenti al test, anche se gli utilizzatori abituali di cannabis potrebbero risultare positivi anche per periodi che superano questo range dall’ultima assunzione.

Con l’analisi sulleurine è possibile individuare e analizzare la sostanza anche dopo diversi giorni dall’assunzione, mentre se si intende stabilire se quella persona ne sta facendo attualmente uso, bisogna analizzare un campione di sangue o di saliva. Ad ogni modo, con l’analisi salivare, dopo l’assunzione di THC, l’intervallo di positività può arrivare a 22 ore (ma ci sono casi che arrivano a 48 ore), mentre sale a 96 ore nel caso di assunzione di cocaina, eroina e altri oppiacei ed anfetamine. Con i test sui capelli, invece, si può stabilire un consumo di cannabis non recente.

Nel caso specifico del cannabinoide THC, inoltre, se i test dell’urina danno risultato negativo, la logica conclusione non è necessariamente che quella persona non fa uso di cannabis, ma potrebbe significare che il THC è presente in concentrazioni tali da non essere rilevato o essere già stato smaltito dall’organismo. Come nel caso dei prodotti al CBD light acquistati su cbdmania.it, che contengono bassissime percentuali di THC.

Il risultato prodotto da questi esami di screening, in più, è di tipo qualitativo, e cioè si occupa di individuare laprobabile positivitàalla sostanza stupefacente THC. Se la quantità di cannabinoidi assunta è superiore al valore soglia prestabilito, la persona risulta positiva al test. Ma il risultato ottenuto con il test di screening deve essere anche confermato ricorrendo ad una specifica metodologia per il tipo di sostanza analizzata.

Se risulta positiva anche l’analisi di conferma, però, non è possibile stabilire in quali modalità è stata assunta la sostanza THC e, di conseguenza, non si può distinguere fra uso di cannabis terapeutica e uso ricreativo.

Ulteriore motivo di dibattito è il fatto che alcuni studi hanno dimostrato che una persona potrebbe risultare positiva al THC anche a causa del fumo passivo senza aver mai fumato cannabis.

Conclusioni

Ad ogni modo, aver eliminato la contemporaneità del fatto di essere alla guida in uno stato di alterazione determinato dall’assunzione di sostanze stupefacenti, solleva il problema del tempo di permanenza delle sostanze stupefacenti nella saliva, visto che possono essere rilevate anche dopo diversi giorni, e dunque quando gli effetti di alterazione psico-fisica sono già terminati da parecchio.

La situazione si complica nel caso delle persone in cura con farmaci contenenti sostanze psicotrope con protocolli terapeutici, quale è la cannabis terapeutica. Ma fortunatamente il governo è riuscito a fare un passo indietro almeno in questo senso.

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