Le partite IVA possono scaricare anche i pasti e le spese alimentari. Come? Con i buoni pasto

Quello delle partite IVA è sicuramente un mondo particolare, piuttosto diverso da quello delle aziende. Se però parliamo di pausa pranzo, le partite IVA e le aziende hanno qualcosa in comune: i buoni pasto. Si tratta di benefit che possono essere spesi dai dipendenti nei ristoranti e nelle pizzerie convenzionate, ordinando i propri pasti preferiti.

A differenza di quanto si possa pensare, i buoni pasto possono essere utilizzati non solo dalle aziende prive di una mensa o che vogliono comunque offrire alternative ai loro dipendenti, ma anche dalle partite IVA, dai liberi professionisti e dalle ditte individuali.

Prima però va fatta una precisazione doverosa: le partite IVA a regime forfettario godono già di molte agevolazioni, quindi non possono beneficiare degli sgravi fiscali. Questo non impedisce però alle partite IVA forfettarie di acquistare comunque i buoni pasto, da utilizzare nelle attività convenzionate.

Adesso ci concentriamo invece sulle modalità di utilizzo dei buoni pasto da parte delle partite IVA ordinarie. Per avere una visione ancora più approfondita dell’argomento rimandiamo ad un contenuto autorevole che parla proprio dei buoni pasto per la partita IVA.

I buoni pasto sono estremamente vantaggiosi poiché non concorrono alla formazione del reddito imponibile, essendo quindi esentasse, fino a 4 euro giornalieri (per i ticket cartacei) e fino a 8 euro (per i ticket elettronici). Oltre ad essere deducibile, questo benefit è quindi esentasse entro questi limiti.

A questo punto c’è da porsi un’altra domanda: il titolare di partita IVA può acquistare i buoni anche per i propri collaboratori? La risposta è sì e può dedurre interamente la spesa effettuata per acquistarli, ma non può detrarre l’IVA agevolata al 4% addebitata dalla società che emette i buoni pasto.

Se il titolare della partita IVA decide invece di acquistare il buono pasto per se stesso, allora le cose cambiano leggermente. Il costo per l’acquisto dei buoni pasto deducibile equivale al 75% del prezzo d’acquisto, ma entro il limite del 2% del fatturato totale annuo.

Oltre alla deducibilità dei costi, un vantaggio di certo da non sottovalutare, va evidenziata anche la praticità in termini di contabilità. Il titolare infatti non dovrà, dopo ogni pasto, conservare le fatture e gli scontrini, che rischiano di perdersi, ma basterà una sola fattura mensile dell’acquisto dei buoni pasto. Si ottiene così un risparmio non solo dei costi, poiché si riducono le spese di gestione, ma anche di tempo dal momento che non c’è bisogno di documenti da registrare.

Un ultimo aspetto che merita di essere sottolineato è la grande versatilità dei buoni pasto. Generalmente si spendono per ordinare cibo nei ristoranti e nelle pizzerie, ma possono essere usati tranquillamente per fare la spesa nei supermercati o per acquistare cibo online. Infine con questi strumenti si può anche ordinare cibo da asporto e farselo spedire a casa, per chi lavora in smart working, o in ufficio.

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