Nel 452 papa Leone I incontrò nella frazione di Valeggio il re degli Unni, costringendolo al ritiro.
Nella primavera del 452 il sovrano unno Attila, dopo aver oltrepassato le Alpi Giulie, entrò in Italia, distruggendo le città di Aquileia, Concordia e Altino e saccheggiando quelle di Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo e Milano, che fino al 402 era stata la ricca capitale dell’Impero Romano d’Occidente.
Nonostante il successo delle prime incursioni, la minaccia del sopraggiungere di una pestilenza che stava affliggendo la penisola e l’imminente arrivo degli eserciti del generale romano Ezio Flavio e di quello dell’Imperatore d’Oriente Marciano, il re degli Unni decise di ritirarsi temporaneamente.
Fermatosi sul Po, dove allestì un campo provvisorio per far ristorare le proprie truppe, nella pianura conosciuta con il toponimo Ager Venetum Ambuleius, sita tra i fiumi Adda e Mincio, Attila incontrò un’ambasciata proveniente da Roma guidata da Papa Leone I. A seguito dell’incontro avvenuto a Salionze, frazione di Valeggio sul Mincio, il condottiero unno predispose un definitivo ripiegamento del proprio esercito, rinunciando alle pretese avanzate originariamente sulla mano di Giusta Grata Onoria, sorella dell’Imperatore d’Occidente e pretesto con il quale invase l’Italia, e sulle terre reclamate.
Questo incontro, che costituì un episodio importante nel contesto storico della disintegrazione dell’Impero romano d’Occidente che stava avvenendo, rafforzò il pontificato di Leone I, ad oggi considerato come uno tra i più significativi dell’antichità cristiana.