Il vicolo Bacco di Verona, reso cieco a metà del Settecento, ospitava una nota e frequentata osteria.
Traversa di Lungadige Re Teodorico, il vicolo cieco Bacco metteva in comunicazione tramite un volto la strada che costeggia la riva del fiume con via Santa Maria Rocca Maggiore. Tale collegamento fu poi interrotto nel 1765, anno in cui il volto venne chiuso, rendendo così cieca la strada. Per mezzo di un altro passaggio, inoltre, era possibile accedere al canale dell’Acqua Morta, interrato poi nel 1882 a seguito della rovinosa inondazione che colpì Verona nello stesso anno.
La singolare intitolazione del vicolo ad una divinità pagana, però, risale al Seicento ed è legata alla presenza e alla fama di una frequentata osteria, nella quale era possibile trovare ristoro dall’alba fino a notte inoltrata.
Per quanto resti incerta la reale derivazione della titolatura del vicolo a Bacco, favorita forse dall’effigie del dio riprodotta sull’insegna dell’osteria, come accadde per altre vie di Verona, o dall’atmosfera ebbra che pare circondasse il luogo di ritrovo ad ogni ora del giorno e della notte, il collegamento tra la denominazione della strada e la divinità romana del vino e della vendemmia è improprio. Il toponimo, infatti, deriva dal nome di un venditore di calce, Annibale Bacolo, che godette di grande notorietà in città e che abitò nella via verso la metà del Seicento.