La chiesa di San Giorgio in Braida a Verona presenta ancora i fori di proiettile dello scontro del 1805 tra francesi e austriaci.
Uno dei luoghi di culto più prosperi e frequentati della cristianità veronese dell’età comunale e in seguito rinascimentale porta ancora i segni degli scontri tra austriaci e francesi che imperversarono in città all’inizio dell’Ottocento. La chiesa di San Giorgio in Braida, infatti, fu teatro di uno dei conflitti più feroci tra le due potenze europee, che ripresero la guerra pochi anni dopo la firma del trattato di Luneville. L’accordo, stipulato nel 1801, prevedeva la divisione della città scaligera in due parti, con l’Adige come confine: la sinistra rimase sotto il controllo austriaco mentre la destra tornò alla Francia napoleonica.
Nell’ottobre del 1805, nell’area circondante il luogo di culto dedicato a San Giorgio, avvennero accesi scontri a fuoco, che danneggiarono gravemente la chiesa e gli edifici ad essa contigui, in buona parte demoliti poi dagli stessi Austriaci per la costruzione delle nuove fortificazioni del 1837.
Di quegli scontri è tutt’oggi possibile vedere i segni sull’intonaco della facciata dell’edificio che ospitava la canonica, realizzato dall’architetto veronese Luigi Trezza e inaugurato nel 1792. La parete che guarda verso la piazza, infatti, sulla quale è stata apposta una targa che ricorda i fatti, presenta una moltitudine di fori, dovuti ai colpi di proiettili che qui vennero sparati in occasione del conflitto che inaugurò il dominio di Napoleone in Italia, neo detentore della Corona Ferrea.