L’arpa è situata nella frazione di Mazzano: l’opera cordofona ad aria sfrutta il vento per emettere suoni.
Ideata dall’architetto Giuseppe Ferlenga, l’arpa eolica di Mazzano, frazione di Negrar di Valpolicella, è un imponente strumento musicale di 6 metri e 60 centimetri. Il monumento, che sfrutta i vortici creati dal flusso d’aria del vento per generare il suono, è composto da sei corde agganciate ad una cassa armonica incastonata in un telaio realizzato con tubolari d’acciaio.
L’opera sonora ad aria, realizzata nel 2015 con l’aiuto del Gruppo sportivo culturale di Mazzano e di molte persone del paese per commemorare i caduti di guerra, riprende le fattezze dello strumento musicale cordofono progettato dai Sumeri e recuperato nel corso dell’Ottocento sotto l’influsso dell’estetica romantica anglo-sassone. Il massiccio basamento, realizzato in pietra di Prun, richiama i profili delle cime delle montagne mentre la parte superiore riproduce la linea slanciata del cipresso, materiale associato al culto dei defunti quale simbolo dell’immortalità fin dai tempi dei Greci, che importarono tale credenza dai popoli orientali.
Sita negli spazi attigui alla chiesa parrocchiale della frazione, l’arpa di Mazzano è un’opera rientrante nella corrente artistica della Generative Art, secondo la quale il compito dell’artista non è quello di realizzare un’opera conclusa ma di creare un prodotto in grado di completarsi generando altra arte, determinandone autonomamente le caratteristiche. In questo caso, infatti, i suoni generati del monumentale strumento non sono prodotti meccanicamente dal pizzico della corda da parte di un esecutore antropico ma sono innescati dall’intervento della natura, che attraverso i refoli del vento riesce a produrre in autonomia melodie eterogenee.