Attivo fino alla metà dell’Ottocento, l’impianto diede il nome al vicolo che lo ospitava.
Traversa di Corso Cavour, in prossimità di Porta Borsari, vicolo Calcina porta ancora il nome della fabbrica a cui dava accesso. Il toponimo, infatti, ricorda l’esistenza nel sito di un impianto destinato alla produzione della calce, “calcina” secondo la denominazione storica veronese, che rimase in attività fino alla metà dell’Ottocento.
L’esiguità di spazio non consentiva un incremento della produzione, che in quegli anni si avviava verso l’industrializzazione, che si spostò dunque verso Volargne, il primo paese a sud della Chiusa dell’Adige e già principale centro di produzione di calce e laterizi nel veronese.
Tuttavia, in epoca preindustriale, lo stabilimento nel centro storico scaligero rimase un punto di riferimento per il settore edilizio locale grazie alla stretta vicinanza al fiume, accessibile dal lungadige Riva San Lorenzo. Lì, infatti, era situato un piccolo scalo per le imbarcazioni fluviali protetto da una rosta lignea, che facilitava il trasporto del materiale e agevolava gli scambi commerciali via acqua.