Sullo spazio dell’attuale biblioteca civica di Verona sorgeva la chiesa di San Sebastiano.
Edificato nel 932, l’oratorio dedicato a San Sebastiano venne ampliato e trasformato in stile romanico e concesso poi ai padri gesuiti, che ne detennero il controllo dal 1578 al 1773, anno in cui l’ordine venne soppresso e i loro beni incamerati nel demanio pubblico.
Dal momento che anche il monastero benedettino di San Zeno era stato oggetto di una soppressione da parte del Senato veneziano, la municipalità di Verona si spese per accorpare il patrimonio librario dell’antica abbazia con quello posseduto dai gesuiti nell’oratorio del collegio di San Sebastiano, andando così a costituire il nucleo fondativo di quella che divenne poi la biblioteca civica di Verona, istituita nel 1792 e aperta al pubblico nel 1802.
Sconsacrata e adibita dunque a biblioteca e scuola ginnasiale con l’arrivo dei francesi, l’edificio venne poi riconsacrato e affidato nuovamente ai Gesuiti durante gli anni della dominazione austriaca, per essere definitivamente desacralizzato nel 1866, a seguito dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia.
La biblioteca civica subì infine un duro colpo durante la seconda guerra mondiale quando il 4 gennaio 1945, colpita da alcune bombe lanciate durante un’incursione aerea alleata, venne completamente distrutta, ad eccezione del campanile. Al posto della chiesa, la cui facciata venne smontata, traslata e ricomposta divenendo il nuovo prospetto della vicina e allora incompiuta chiesa di San Nicolò all’Arena, venne realizzato un nuovo magazzino librario su disegno di Pier Luigi Nervi, inaugurato il 2 giugno 1980.
Con i suoi oltre 750.000 volumi, la civica di Verona figura oggi all’undicesimo posto tra le biblioteche più grandi d’Italia, grazie al suo importante patrimonio librario di manoscritti, incunaboli e cinquecentine e agli oltre 95.000 documenti, 2000 stampe e annate di riviste e periodici conservate al suo interno.