Munita di un meccanismo rotante, Villa Girasole è stata il primo esperimento nazionale di bioedilizia.
Progetta in stile razionalista, Villa Girasole nacque dall’idea dell’ingegnere Angelo Invernizzi, che ne fu committente e primo proprietario. Realizzata tra il 1929 e il 1935 con la collaborazione dell’architetto veronese Ettore Fagiuoli, la struttura è ubicata a Marcellise, frazione del Comune di San Martino Buon Albergo, località natia di Invernizzi.
L’edificio, provvisto di un meccanismo rotante, fu progettato per poter beneficiare dell’esposizione solare durante tutto il giorno, grazie alla possibilità di ruotare su sé stesso per rivolgersi verso il punto cardinale preferito. Questo intento progettuale, scaturito dal proponimento ridurre il consumo energetico grazie al maggiore irraggiamento e allo sfruttamento delle proprietà benefiche dell’elioterapia, può essere interpretato come il primo antesignano tentativo di bioedilizia sul suolo nazionale. L’edificio ottenne per questo il titolo di prima casa rotante realizzata in Italia.
Il meccanismo, attivato elettricamente attraverso un’apposita pulsantiera posta a ciascun piano del vano scale cilindrico, consentiva alla villa di ruotare su sè stessa in entrambi i sensi ad una velocità di 4 millimetri al secondo, compiendo un giro completo in 9 ore e 20 minuti.
L’abitazione, di 42 metri di altezza articolati in sei piani, tutti serviti da ascensore, e dotata di un impianto di domotica d’avanguardia, comprendeva anche un solarium tournant, un campo da tennis pensile allestito sul terrazzo, una piscina con un toboga in cemento armato e un piccolo lago artificiale inserito nei circa undici ettari di parco circostante.
Gli interni, disegnati da Ettore Fagiuoli in stile nautico con arredi Decò e Futuristi, erano un implicito omaggio a Genova, città in cui Invernizzi studiò, lavorò e visse per buona parte della sua vita, così come la torretta in vetrocemento che si eleva dal centro della residenza, in omaggio al faro della città marinara.
L’avveniristica costruzione catalizzò un grande interesse mediatico, tanto che la prima rotazione, compiuta il 14 novembre del 1933, e il suo completamento, che avvenne due anni più tardi, vennero annunciati da un’edizione speciale del cinegiornale dell’Istituto Luce.
La deformazione delle rotaie e dei meccanismi di scorrimento, dovuta agli assestamenti indotti dalla progressiva erosione del terreno circostante, ha reso impossibile la rotazione della struttura, che dopo essere stata abitata dagli eredi Invernizzi fino al 2012, è ora di proprietà di Fondazione Cariverona.
Dal 2015 il complesso è chiuso al pubblico, a causa degli ingenti lavori di ristrutturazione e manutenzione.