L’allarme di Coldiretti: Verona ha perso ettari di frutteti e ortaggi, cause e progetti.
Negli ultimi dieci anni, anche Verona ha registrato un forte calo delle terre dedicate alla coltivazione di frutta e ortaggi e Coldiretti lancia l’allarme. Secondo i dati di Veneto Agricoltura, rielaborati dal Centro Studi Coldiretti Verona, le superfici coltivate a frutta sono diminuite in modo drastico.
- Fragole: -70% (da 900 ettari nel 2014 a 270 nel 2023).
- Pesche: -60% (da 2.902 a 1.166 ettari).
- Meloni: -28% (da 938 a 673 ettari).
- Kiwi: -27,5% (da 2.887 a 2.088 ettari).
- Ciliegie: -23,5% (da 1.736 a 1.328 ettari).
- Mele: -8% (da 4.418 a 4.075 ettari).
Nonostante questo calo, Verona resta la provincia con il primato regionale per superficie agricola utilizzata (SAU).
Nel 2023 cosa rappresentava Verona.
- 72% della superficie agricola totale del Veneto.
- 82% della superficie coltivata a fragole e pesche.
- 77% della superficie coltivata a meloni.
- 76% della superficie coltivata a kiwi.
- 75% della superficie coltivata a ciliegie.
Perché si coltiva sempre meno frutta a Verona.
Le cause del calo della produzione ortofrutticola sono molteplici. Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona, spiega che gli agricoltori veronesi stanno affrontando diverse difficoltà.
Prezzi troppo bassi: i produttori ricevono pochi soldi per i loro prodotti, spesso meno di quanto serve per coprire i costi di produzione.
Cambiamenti climatici: negli ultimi anni, il maltempo e la siccità hanno devastato i raccolti. Ad esempio, nel 2023 le alluvioni hanno causato un calo del 63% delle pere e del 30% delle pesche. Nel 2024, la siccità ha ridotto la produzione di agrumi del 20% e quella dei kiwi del 50%.
Insetti e malattie: parassiti come la cimice asiatica e il moscerino Drosophila suzukii stanno distruggendo intere coltivazioni, mentre i cinghiali devastano i campi.
Mancanza di fitofarmaci adeguati: negli ultimi 30 anni, l’Italia ha ridotto del 50% l’uso di pesticidi, ma le alternative ecologiche non sono ancora abbastanza efficaci.
Concorrenza sleale: frutta e verdura importata da paesi extra-UE, dove si usano pesticidi vietati in Europa e la manodopera è sottopagata, rendono difficile la competizione per gli agricoltori italiani.
Meno frutta sulle tavole dei veronesi.
La crisi dell’ortofrutta non colpisce solo gli agricoltori, ma anche i consumatori. Negli ultimi cinque anni, le famiglie italiane hanno ridotto il consumo di frutta di 21 kg a testa. Se si aggiungono anche gli ortaggi, il calo arriva a 40 kg in meno per persona. Questo ha conseguenze negative anche sulla salute, perché la dieta mediterranea prevede un alto consumo di frutta e verdura.
Cosa si può fare secondo Coldiretti.
“Per salvare il settore ortofrutticolo servono misure urgenti“.
- Aiuti agli agricoltori per combattere gli effetti del cambiamento climatico, ad esempio con impianti di irrigazione più efficienti.
- Sostegno alle cooperative agricole, per permettere ai piccoli produttori di unirsi e vendere meglio i loro prodotti.
- Regole più severe sulle importazioni, per garantire che la frutta straniera rispetti le stesse regole di quella italiana.
- Incentivi per i consumatori, per spingere le famiglie a mangiare più frutta e verdura locale.
“L’Italian sounding inganna i consumatori”.
“Nonostante tutte le difficoltà – precisa Coldiretti -, gli agricoltori veronesi continuano a produrre frutta e verdura di altissima qualità, che viene esportata in tutto il mondo. Purtroppo, spesso questi prodotti vengono copiati all’estero con il fenomeno dell’“Italian sounding”, che inganna i consumatori facendo passare per italiani prodotti che non lo sono.
“Verona è ancora un punto di riferimento per l’ortofrutta italiana, ma servono azioni concrete per garantire un futuro a questo settore”, conclude Vantini.