Pensioni a Verona e in Veneto: gli aumenti previsti da gennaio.
Per i pensionati di Verona e del Veneto, circa un milione e 300 mila persone in regione, 236mila a Verona, il 2023 riserva una bella boccata d’ossigeno grazie al sistema di rivalutazione degli assegni previdenziali che scontano l’inflazione record del 2022. A partire da gennaio, la pensione mensile sarà dunque più ricca, con un aumento medio di circa 100 euro netti su un assegno previdenziale lordo che nella nostra regione si aggira attorno ai 1.535 euro. Fra l’altro, l’indice di inflazione fissato dal governo per l’anno in corso è del 7,3% ma è probabile che, a fine 2022, il caro-vita risulti superiore, visti i livelli raggiunti negli ultimi mesi, e ciò determinerebbe un ulteriore conguaglio a partire dal 2024.
Di fatto, la rivalutazione porterà nelle tasche dei pensionati veneti una mensilità aggiuntiva fondamentale per tutelare, almeno in parte, il reddito eroso dall’inflazione record dell’anno in corso soprattutto sul fronte delle bollette e del carrello della spesa, voci molto impattanti anche nella quotidianità degli anziani.
Cosa cambia per i pensionati veronesi.
Per i circa 236 mila pensionati veronesi l’aumento medio lordo mensile sarà dunque di 111,4 euro rispetto ad un assegno pensionistico medio di 1.536,11 euro. Tenendo conto delle forti differenze che si riscontrano tra uomini e donne e tra pensioni pubbliche e pensioni private, questo si traduce in un aumento medio di 132,80 euro lordi mensili per gli uomini e di 90,9 euro lordi mensili per le donne, mentre i 68.376 pensionati (di cui il 69,5% donne) che ricevono un assegno inferiore ai mille euro beneficeranno di un aumento mensile fino a 73 euro.
“E’ l’effetto positivo del meccanismo di rivalutazione delle pensioni che abbiamo finalmente riconquistato lo scorso anno sotto il governo Draghi grazie alle lotte delle pensionate e dei pensionati – commenta Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona -. Un risultato tangibile di cui andiamo fieri pur nella consapevolezza che questo non è ancora sufficiente a colmare i danni provocati dalla bolla speculativa che ha fatto schizzare le bollette e i prezzi dei beni di consumo”.
Lo studio dello Spi Cgil.
Lo Spi Cgil ha studiato l’effetto dell’indicizzazione delle pensioni analizzando gli assegni previdenziali medi lordi della regione e delle singole province. Risultato? In Veneto l’aumento degli assegni previdenziali sarà mediamente di 112 euro, importo che, al netto dell’Irpef nazionale e delle addizionali comunali e regionali, corrisponde a circa 100 euro. Ancora una volta, però, Il divario di genere appare evidente. Agli uomini, che portano a casa in media 1.825 euro lordi mensili, spetta un incremento di 133,30 euro lordi, che al netto corrispondono a circa 105 euro in più. Per le donne, invece, il surplus rispetto al 2022 è di 91,85 lordi (circa 75 euro netti) dato che le loro pensioni corrispondono mediamente a 1.250 euro lordi. Ovviamente anche a livello territoriale le differenze non mancano: Venezia ha gli assegni previdenziali medi più alti della regione (1,582,66 euro lordi mensili) e quindi i pensionati riceveranno 115,50 euro lordi in più al mese, poco più di 100 euro netti. A Rovigo, dove la pensione media è di 1.435 euro, la più bassa del Veneto, la rivalutazione porterà in dote 104,80 euro in più sull’assegno mensile, poco meno di 90 euro netti. Verona si pone a metà, con 111,40 euro in più.