Vini nella bufera: dopo l’Amarone, vino di Verona per eccellenza, ora tocca al Prosecco.
Dopo la polemica dei mesi scorsi sull’Amarone annacquato, con l’Unione europea che puntava a togliere alcol dai vini, scatta un nuovo allarme per il vino made in Italy, e per quello veneto in particolare. Le autorità croate hanno infatti avviato la procedura di riconoscimento della menzione tradizionale “Prosěk”. Stavolta non è quindi il re dei vini di Verona ad essere al centro dell’interesse della politica, ma il Prosecco. Mandando in fibrillazione il mondo del vino di tutto il Veneto ma anche del Friuli Venezia Giulia. E a lanciare l’allarme è la presidente del gruppo Pd alla Camera dei deputati Debora Serracchiani.
“Il Governo annunci subito la sua posizione alla Commissione europea e, nelle dovute sedi, si prepari a opporre un deciso no alla possibilità che si mettano sul mercato copie del nostro Prosecco, come sta tentando di fare la Croazia – ha dichiarato –. Molto opportuna e tempestiva l’iniziativa di Paolo De Castro presso il commissario europeo all’Agricoltura, messo in guardia affinché non sia aggirata la protezione di Dop e Igp nell’Ue. Il Prosecco è ormai molto più di un vino, è un brand nazionale e una fetta di Pil, e come tale va difeso in tutti i modi”.
Ma sulla questione è intervenuto anche il governatore del Veneto Luca Zaia: ““Di fronte all’Ungheria abbiamo dovuto rinunciare al nome del Tocai, nonostante fosse prodotto anche da noi – afferma Zaia -. In questo caso non si deve assolutamente cedere sotto il profilo identitario. La difesa non è solo un atto di protezionismo agricolo, economico o commerciale. È una difesa della nostra storia e della nostra identità: il Prosecco non è un vino nato pochi giorni fa; è un vino che si identifica con la nostra storia, i nostri territori, le nostre regioni e l’Italia. I Croati sono nostri vicini di casa e amici, abbiamo ottimi rapporti. Ma ci sono temi sui quali non si può transigere e uno è questo. Bisogna impugnare questo provvedimento a tutti i livelli”.