Verona, Confartigianato denuncia il rischio per le imprese del settore moda.
“La didattica a distanza mette in crisi il fiore all’occhiello della manifattura made in Italy. Quella rete di oltre 6 mila imprese venete del comparto moda, delle quali 960 in provincia di Verona, che danno lavoro ad oltre 13mila 600 donne, il 75% dei 18mila dipendenti oggi in forza”. La denuncia arriva da Giuliano Secco e Tommaso Tedesco, rispettivamente presidente regionale e provinciale della Federazione Moda di Confartigianato Imprese, che, per far capire la situazione drammatica, fanno un esempio: “Abbiamo dipendenti che, per seguire i figli minori a casa in Dad, vengono a lavorare alle 8 di mattina, escono alle 9 quando il marito parte per il lavoro. Tornano alle 12.30 sino alle 14. Poi rientrano alle 18 sino alle 19.30. Un via vai per garantire quel minimo di lavoro che serve alle nostre imprese per cercare di soddisfare gli ordini nei tempi, concordati con i committenti ben prima di sapere che saremmo entrati in zona rossa e che avrebbero richiuso le scuole, anche quelle dell’infanzia”.
“Aver chiuso all’improvviso le scuole – continua Tedesco – ha prodotto, per il nostro settore, effetti devastanti in considerazione del fatto che, nelle nostre imprese, è presente una forte componente femminile: il 75% della nostra forza lavoro e un terzo di tutte le donne dipendenti nell’artigianato veneto e scaligero. Annunciare il venerdì sera che da lunedì le scuole saranno chiuse in favore della Dad vuol dire creare problemi organizzativi a livello familiare, e di conseguenza aziendale, difficili da risolvere. Come ci si può attrezzare nei due giorni del fine settimana per gestire i figli in maniera adeguata? Non resta che un’unica soluzione praticabile, almeno nell’immediato: restare a casa. E per le aziende che hanno commesse da consegnare, magari con tempi ristretti, dopo mesi di difficoltà, la mancanza di una parte cospicua di personale in produzione diventa fattore discriminante, vuol dire ritardi e penali. Visto che il personale scolastico è, correttamente, in fase di vaccinazione, mi sarei atteso una decisione diversa, almeno per gli asili nido, le scuole materne, elementari e medie, cosa che avrebbe consentito una gestione più agevole dei figli in fascia di età più giovane”.
Il settore della moda è indubbiamente uno di quelli che più ha sofferto le conseguenze della pandemia: di fatto saltato un anno di collezioni e il rischio concreto è che anche nel 2021 la situazione si ripeta. I negozi di abbigliamento e accessori sono rimasti chiusi per lunghi periodi in Italia e all’estero, elemento che, insieme ad altri fattori, ha determinato una considerevole contrazione della domanda.
“Se a questa crisi di mercato aggiungiamo la difficoltà di non poter lavorare a pieno regime quando gli ordini ci sono, rischiamo di portare un settore di fondamentale importanza per la filiera del Made in Italy allo stremo – concludono i presidenti regionale e provinciale di Confartigianato Moda –. A questo punto il danno è fatto e come sempre cercheremo di organizzarci contando sulla grande disponibilità delle nostre maestranze, che fortunatamente dimostrano un livello di attaccamento all’azienda per cui lavorano encomiabile. Una volta superata l’emergenza, tuttavia, sarà necessario valutare se gli strumenti disponibili, ad esempio in termini di sostegno alla genitorialità, sono adeguati o richiedono un intervento di ottimizzazione”.