Confagricoltura Verona alla conta dei danni dopo le gelate notturne.
Comincia la conta dei danni per le gelate dei giorni scorsi nel territorio veronese, con le temperature scese in certe zone fino a meno 8 che non hanno lasciato scampo a tanti alberi da frutta in piena fioritura. Nell’Est Veronese c’è chi ha riportato danni fino al 90 per cento alle ciliegie, soprattutto in collina, mentre nel Basso Veronese a fare le spese del gelo polare sono stati mele e kiwi. E non è ancora finita, perché in aperta campagna stanotte e mercoledì le temperature potrebbero scendere nuovamente sotto lo zero.
“L’idea che si sta facendo largo è che questa calamità sia peggiore di quella del 2017, perché ha colpito un’area molto estesa e con temperature di cui storicamente non abbiamo memoria in aprile – sottolinea Francesca Aldegheri, referente di giunta di Confagricoltura Verona per il settore frutta -. Da Montecchia a Brognoligo, passando per Belfiore, tutti i ciliegi sono stati colpiti dal gelo e chi non aveva o non ha acceso gli impianti antibrina, cioè la maggior parte degli agricoltori, ha riportato perdite medie intorno al 80 per cento. Soprattutto in collina, dove vigneti e ciliegi sono spesso in abbinata, gli impianti non sono stati accesi e perciò si arriva anche al 90 per cento di danni. A salvare le colture è stato chi, oltre agli impianti antibrina, aveva i teloni di copertura antipioggia. In quel caso le perdite sono state contenute. Ci preoccupa comunque anche quello che rimane, perché qualitativamente ci saranno conseguenze: segnature da freddo, problemi di conservazione, calibri più piccoli”.
Conferma Andrea Foroni, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto, coltivatore di kiwi a Villafranca: “I danni sono ingenti in tutta la zona frutticola dall’Est al Basso Veronese anche per le pesche, con perdite stimate di oltre l’80 per cento e per i kiwi, con tanti germogli bruciati e foglie accartocciate. C’è chi ha avuto anche danni ai cachi, con le foglie incenerite. Per i meli è ancora presto per capire, ma per le Golden si stima un danno che può andare dal 40 al 80 per cento a seconda delle zone. I frutti bruciati, con il frutticino nero all’interno, significa zero produzione. Chi non ha acceso gli impianti antibrina avrà un danno totale. Per le viti danni minori e a macchia di leopardo solo per l’uva bianca precoce, come lo Chardonnay”.
Per la frutta veronese si profila, dunque, un’annata molto difficile e non è purtroppo l’unica: “Veniamo da annate non facili: nel 2017 il gelo tardo primaverile che fece gravi danni alle viti, poi tre anni di cimice asiatica, le grandinate, le trombe d’aria – sottolinea Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona -. È una guerra infinita che combattiamo con armi spuntate. Ci auguriamo che venga decretato lo stato di calamità naturale e che gli aiuti arrivino presto, altrimenti tante aziende si troveranno in difficoltà”.