I trimestre 2022: export di Verona in crescita, ma “La preoccupazione per un’inversione di tendenza è forte”.
Si mantiene stabile, rispetto allo scorso anno, il trend di crescita dell’export di Verona e del Veronese, che nel I trimestre guadagna un 12,1% rispetto ai primi tre mesi del 2021, totalizzando 3,5 miliardi di euro di prodotti venduti all’estero. Il risultato dell’export, anche se buono, è inferiore a quello veneto e italiano (+19,9 e +22,9%).
Guerra un rischio per l’economia veronese, come la crisi del 2008.
“Corriamo sempre a due cifre e come lo scorso anno”, afferma il presidente della Camera di commercio, Giuseppe Riello, “e stiamo diversificando le vendite all’estero, integrando i flussi in uscita con altre produzioni. Esse rappresentano il 38% delle esportazioni complessive, 1,3 miliardi e sono cresciute del 21,4%. Si tratta in prevalenza di prodotti siderurgici, acciaio in prima lavorazione, carta, fertilizzanti e farmaci. I dati del commercio estero del primo trimestre non tengono ancora conto degli effetti della congiuntura bellica”.
“Da marzo ad oggi l’inflazione è aumentata dal 5,1% al 7,4%. I tassi di sconto del denaro sono in crescita. L’aumento del 17% delle importazioni, arrivate a 4,8 miliardi, attesta quanto incida l’aumento dei prezzi di quest’ultimo anno, analogo ragionamento vale anche per l’export. Le imprese hanno aumentato i prezzi dei prodotti. Le nostre merci sono destinate a perdere competitività, senza tenere conto delle rotture di stock, dei problemi di approvvigionamento e di quelli legati alla logistica. La preoccupazione per una rapida inversione della tendenza è forte. Questa guerra rischia di mettere in ginocchio l’economia veronese, e non solo, come la crisi del 2008”.
I settori presi in esame.
Scendendo nel dettaglio dell’export made in Verona, sono numerosi i comparti che registrano un aumento dell’export a doppia cifra a cominciare dai macchinari, che crescono del 12%. Segue l’exploit delle bevande, cioè del vino che aumenta del 19,4%. Continua il recupero del marmo con un 18,3% in più rispetto ai primi tre mesi del 2020. Allo stesso modo continua il recupero del terreno perso negli ultimi 10 anni del mobile arredamento che segna un +16,6%.
L’agroalimentare, invece, rallenta la corsa al 2,8% dopo gli exploit degli ultimi anni con un aumento dell’aggregato del 2,8%. Rimane comunque il secondo comparto che esporta maggiormente. L’ortofrutta è stazionaria a 157,5 milioni mentre le calzature aumentano del 4,7% a 112,7 milioni di euro. Sono in terreno negativo il tessile-abbigliamento e la termomeccanica, rispettivamente del 2% e del 5,4%.
Entrando nel dettagli dei Paesi serviti, crescono tutti i primi 20 mercati di destinazione, ad eccezione di Svizzera e Belgio, che erano aumentati consistentemente nel 2020 a causa di esportazioni spot di abbigliamento e farmaceutici. L’export verso la Russia, quindicesimo mercato, è in aumento del 3,6%, le importazioni registrano un aumento del valore dell’82,5%, probabilmente dovuto all’aumento del costo dei prodotti siderurgici.