Aumenti delle pensioni da marzo per il recupero dell’inflazione.
Pensioni, da marzo scattano anche a Verona tutti gli aumenti: ecco di quanto. L’operazione di adeguamento all’inflazione delle pensioni è stata completata, con l’applicazione della rivalutazione con i pagamenti di marzo. Già a partire dallo scorso mese di gennaio, le pensioni fino a 2.101,52 euro lordi mensili (ovvero quelle fino a quattro volte il trattamento minimo che è di 525,38 euro) sono state incrementate del 7,3%. Mentre per gli assegni di importo superiore la rivalutazione è stata determinata con percentuali decrescenti, in base alle modifiche apportate al meccanismo di calcolo durante l’esame parlamentare della legge di Bilancio.
Ma di quanto sarà, in concreto, l’aumento? Le pensioni sono tassate e le somme aggiuntive subiscono un’aliquota marginale più alta, quindi gli incrementi netti non corrispondono a quelli lordi. Ad esempio, per un assegno di 2.000 euro lordi, l’aumento del 7,3% si traduce in 146 euro lordi in più, ma l’effetto dell’Irpef e delle addizionali fa sì che la rata mensile netta cresca di circa 100 euro, mentre i restanti 40 sono assorbiti dal prelievo fiscale, portando la variazione netta intorno al 6,5%.
Il meccanismo di rivalutazione.
La percentuale di rivalutazione diminuisce al crescere della pensione, con l’obiettivo di limitare l’esborso dello Stato. Ad esempio, con 2.500 euro lordi mensili (ovvero tra quattro e cinque volte il minimo) la percentuale è dell’85% e dunque l’incremento sarà del 6,205 per cento. Il che si traduce in 155 euro in più che si riducono a 96 dopo la tassazione. Quindi l’aumento netto è del 5,2 per cento. Per un assegno di 3.000 euro lordi, il tasso di rivalutazione applicato scende al 3,869%, portando un’incremento netto della rata di circa il 3,4%. Ovvero 116 euro di maggiorazione lorda, che diventano 72 in termini netti. E così via.
Problema inflazione.
C’è però un piccolo dettaglio da non sottovalutare: il tasso di rivalutazione “pieno” del 7,3 per cento, ovvero quello riconosciuto alle pensioni più basse, sotto i 2mila euro, era stato determinato in autunno con un decreto ministeriale. E ora risulta essere più basso dell’inflazione, che era stata nel 2022 dell’8,1 per cento.