Agroalimentare: Verona cresce anche nel 2025, ma le piccole aziende soffrono
Verona cresce e continua a essere un punto di riferimento per l’agricoltura e l’export agroalimentare in Italia, ma le piccole aziende soffrono. Dopo un 2024 di forte crescita (+8,7%), il 2025 si prevede positivo, con un aumento del valore aggiunto dell’1,7%, in controtendenza rispetto al Veneto, dove alcune province subiranno un calo.
Verona leader in agricoltura e export.
Verona si conferma prima in Veneto e tra le prime cinque province italiane per valore aggiunto nel settore agricolo. L’export continua a trainare il comparto: tra il 2007 e il 2023 è più che raddoppiato, passando da 1,6 miliardi a 4,3 miliardi di euro (+164%).
I prodotti più esportati sono.
- Vini.
- Carni lavorate e conservate.
- Latticini e formaggi di alta qualità.
Questi risultati fanno di Verona la provincia con la quota di export agroalimentare più alta d’Italia, superando Cuneo e Milano.
Problemi per le microimprese.
Nonostante la crescita complessiva, il settore agricolo veronese deve affrontare alcune difficoltà.
- Aumento dei costi di produzione, soprattutto energia e mezzi agricoli.
- Prezzi bassi per molti prodotti agricoli.
- Difficoltà per le microimprese, che faticano a sostenere le spese.
Dal 2020 al 2024, in provincia di Verona hanno chiuso 600 aziende agricole, con una riduzione del 4,1%. Il calo riguarda soprattutto le piccole aziende, mentre aumentano quelle con più di 10 addetti (+18,1%).
Prezzi e costi: luci e ombre.
Alcuni prodotti agricoli, come mais e grano duro, dovrebbero recuperare valore nel 2025, mentre altri settori, come frutta e allevamento, restano in difficoltà. Il costo dell’energia elettrica, dopo una fase di calo, è tornato a salire, influenzato dall’aumento del prezzo del gas. Anche i fertilizzanti costano meno rispetto al 2023, ma rimangono comunque più cari rispetto al 2019.
Cosa dicono gli esperti.
Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona, sottolinea che Verona rimane leader nell’export agroalimentare, ma i costi elevati riducono i margini di guadagno per le aziende.
Renato Mason, segretario della Cgia di Mestre, avverte che il 2025 sarà un anno incerto: l’aumento dei costi energetici e le tensioni internazionali potrebbero mettere in difficoltà il settore, nonostante il calo dei costi di produzione registrato nel 2024.