L’agricoltura di Verona segna una netta ripresa e “conferma di aver superato senza danni enormi la bufera della pandemia”.
L’agricoltura di Verona sta vivendo un anno di ripresa generale, “con uno scatto rispetto al 2021 anche grazie all’export, che torna a volare dopo l’emergenza Covid”. Sono i dati del report “Economia, agricoltura e agroalimentare Verona” di Confagricoltura, realizzato in collaborazione con l’ufficio studi Cgia di Mestre, che fotografano la salute del settore primario scaligero in confronto ai dati nazionali e veneti relativi al valore aggiunto, all’export, alla manodopera, all’andamento dei prezzi e dei costi di produzione.
Verona appare nettamente in ripresa, recuperando il gap del 2021 davanti a Treviso, Padova e Vicenza. Solo il settore delle costruzioni fa meglio, con +13%. Nel 2023, secondo le previsioni dell’istituto Prometeia, è previsto di nuovo un calo, anche se sarà lieve e inferiore alla media veneta, con la sola Rovigo che potrebbe restare nel trend positivo.
“Verona mantiene la posizione di leader in Veneto nell’agricoltura con più di 1 miliardo di euro di valore aggiunto, che equivale al 30% del totale regionale”.
Aumento dei costi e manodopera in calo.
A trainare il settore è l’export agroalimentare, che dal 2007 al 2021 è più che raddoppiato e che, sul fronte delle esportazioni, vale quasi il 50% di quello veneto. Oltre la metà dell’export (il 54%) è rappresentato dai prodotti alimentari, che nel 2021 hanno superato i 2 miliardi di valore esportato.
Le note dolenti del settore sono i costi di fertilizzanti e dell’energia, che nel 2022 risultano nel primo caso triplicati rispetto al 2019 e il doppio per quelli energetici. Un trend che non cambierà nel 2023, con valori ancora elevatissimi, come testimonia la risalita in novembre dei prezzi dell’energia elettrica. Stessa tendenza per il gas naturale e per i prezzi dei prodotti agricoli.
Altro dato negativo è il calo della manodopera. Se Verona è la provincia con il numero più elevato di addetti nelle campagne con 22.600 lavoratori, si nota tuttavia un gap rispetto ai 28.500 del 2019. Anche nel 2023 è prevista una lieve flessione numerica. In generale l’agricoltura veronese e veneta conferma di aver superato senza danni enormi la bufera della pandemia. A preoccupare, però, è la perdita di 36.367 aziende agricole in Veneto dal 2010 al 2020. Tuttavia, in controtendenza con il resto d’Italia, registra un aumento della superficie agricola. Più ettari, quindi, divisi tra un numero minore di aziende agricole.
Migliora l’organizzazione aziendale.
Commenta il report Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona: “Grande soddisfazione per aver presentato dei dati che certificano, in maniera inequivocabile, che Verona è la prima provincia del Veneto, dal punto di vista agricolo, e tra le prime in Italia. Un primato fondato sui numeri che ci ha fornito una realtà importante e riconosciuta a livello nazionale, come la Cgia di Mestre.
Nel report spicca un dato negativo, cioè un calo molto consistente a livello nazionale del numero delle aziende agricole, ma che anche in Veneto è importante. Di contro c’è da rilevare che, dagli anni ottanta ad oggi, le dimensioni medie delle aziende agricole sono raddoppiate. Siamo passati da una media aziendale di cinque ettari a quella odierna di undici. Non sono dimensioni confrontabili con le grandi nazioni agricole del mondo, ma certificano un miglioramento della strutturazione aziendale e di conseguenza, ci auguriamo, un aumento della competitività delle imprese, che potranno cercare di stare sul mercato in maniera più serena”.