Virus West Nile e arbovirosi in provincia di Verona, l’attività dell’Ulss 9 Scaligera.
Per il virus West Nile la provincia di Verona è stata classificata “ad alto rischio”. Si tratta, come noto, di un virus trasmesso principalmente da zanzare del genere Culex e identificato per la prima volta in Veneto nel 2008, responsabile della maggior parte delle infezioni da arbovirus. La provincia di Verona è classificata come area ad alto rischio di trasmissione del virus, come le altre province venete ad eccezione di Belluno. L’infezione da virus West Nile (WNV) è asintomatica nella maggior parte dei casi, nel 20% dei casi causa una sindrome simil-influenzale e in meno dell’1% dei casi determina una malattia neuroinvasiva, con meningite, encefalite, paralisi flaccida acuta o sindrome di Guillain Barrè.
La gestione delle infezione da parte dell’Ulss 9.
Come previsto dal “Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi 2020-25“, la sorveglianza dei casi umani si attua tutto l’anno sull’intero territorio nazionale, con particolare attenzione nel periodo di maggiore attività del vettore, che va da maggio a ottobre, con il picco tra metà luglio e metà settembre.
Il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Ulss 9 Scaligera garantisce le opportune azioni di sanità pubblica. I Servizi Veterinari – con la consulenza dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) e di un entomologo incaricato – effettuano il prelievo e l’analisi degli insetti e la sorveglianza per rilevare la positività al virus in animali. Per i casi di positività umana interviene il Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP).
Il SISP provvede tempestivamente ad effettuare l’indagine epidemiologica sui casi umani probabili o confermati entro 24 ore dalla segnalazione da parte dei Medici di Medicina Generale e degli ospedali, indagando il luogo di più probabile esposizione al vettore, la presenza di fattori di rischio nel sito identificato, le misure adottate per il controllo degli insetti (trattamenti larvicidi nelle aree private, controllo delle raccolte d’acqua, cura del verde, ecc.) e le misure adottate per la prevenzione delle punture di zanzara (repellenti, zanzariere, esposizione nelle ore più a rischio, ecc.).
I sopralluoghi.
Nel contempo, il personale del Dipartimento di Prevenzione provvede a effettuare un sopralluogo nei pressi del luogo in cui può essere avvenuta l’infezione, verificando l’eventuale presenza di zanzare adulte o di larve ed eventuali criticità di carattere ambientale, come la presenza di ristagni di acqua, raccolta d’acqua in fossati, bidoni e sottovasi, sollecitando interventi larvicidi da parte dei privati qualora necessario.
Inoltre, il Dipartimento provvede a informare i Comuni e verifica i piani di disinfestazione, valutandone l’efficacia e dando indicazioni sulle misure da attuare, quali la ripetizione degli interventi larvicidi ordinari nell’eventualità di situazioni di rischio (ad esempio in caso di abbondanti precipitazioni e temperature medie superiori ai 25 °C, o la presenza di più casi nella stessa zona) e identifica, insieme ai Comuni dell’area interessata, eventuali siti sensibili (quali RSA, case di riposo, ospedali, parchi) in cui rafforzare le azioni di prevenzione.
Altre criticità.
Il Dipartimento di Prevenzione è inoltre chiamato a intervenire anche in caso di segnalazioni di casi di zecche o di altre criticità legate a insetti ematofagi. Dopo essere stati attivati dalle Amministrazioni locali, i Servizi del Dipartimento provvedono a valutare le situazioni con sopralluoghi che possono prevedere la raccolta di campioni che vengono inviati all’IZSVe o ad altri consulenti per permettere di identificare le cause e le possibili strategie di soluzione.