Verona, scoperta dalla Guardia di finanza maxi frode sul bonus facciate.
Maxi frode sul bonus facciate a scoperta a Verona: sequestrati 30 immobili, 8 indagati “nullatenenti”. Perquisizioni e sequestri da parte della Guardia di finanza di Verona nelle province di Verona, Alessandria, Mantova, Vicenza e Roma in attuazione di un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla locale Procura della Repubblica e convalidato dal Gip del Tribunale di Verona, relativo a beni riconducibili a 8 persone residenti in provincia di Verona, indagate a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata all’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, truffa, autoriciclaggio, nonché impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Sono coinvolte due società con sede a Verona e San Giovanni Lupatoto, in relazione alle ipotesi di autoriciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Le perquisizioni nascono dall’indagine svolta in collaborazione l’Agenzia delle Entrate con l’obiettivo di ndividuare soggetti, caratterizzati da elevata pericolosità fiscale, che “hanno utilizzato in maniera indebita le misure agevolative previste per gli interventi edilizi disciplinati dal “Decreto Rilancio”. La legislazione emergenziale in argomento prevede, tra l’altro, la possibilità di acquisire crediti d’imposta cedibili a terzi e utilizzabili in compensazione ovvero monetizzabili presso banche e altri gruppi di acquisto.
Il meccanismo della truffa.
Il meccanismo di frode scoperto riguarda, in particolare, la cessione del credito d’imposta in relazione ai bonus “ristrutturazione” e “facciate” che consentono, rispettivamente, detrazioni al 50% e al 90% delle spese documentate per ristrutturazioni edilizie e interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti.
Gli approfondimenti investigativi hanno consentito alle Fiamme Gialle scaligere di individuare un sistema di frode posto in essere da quella che è stata ritenuta una vera e propria organizzazione criminale, composta da soggetti – tutti dichiaranti redditi modesti o nulli – che hanno artatamente creato i presupposti per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate di crediti d’imposta di fatto inesistenti per importi che superano i 15 milioni di euro.
All’esito delle indagini, è infatti, emerso come i lavori edili – dichiaratamente afferenti a immobili che, in larga parte, non risultavano neppure nella effettiva disponibilità degli indagati e che erano stati commissionati a una ditta individuale con sede in provincia di Verona e solo formalmente attiva in campo edilizio, ma di fatto non operativa – non siano in realtà mai stati eseguiti.
Quota-parte di tali crediti d’imposta inesistenti, corrispondente a quasi 7 milioni di euro, è stata monetizzata mediante successiva cessione a soggetti terzi (acquirenti) che, previo compenso del 30% sul valore dei crediti ceduti, hanno versato su conti correnti nella disponibilità della ditta individuale (formalmente incaricata dell’esecuzione dei lavori) oltre 4,8 milioni, così procurando al titolare della ditta stessa un ingente profitto illecito.
Per mascherare la provenienza del denaro, gli indagati hanno poi provveduto, mediante più operazioni, al trasferimento e al reimpiego dei proventi del reato in attività economiche e imprenditoriali apparentemente lecite, consistenti nell’acquisto di un bar e di autoveicoli di lusso, nonché di numerosi fabbricati per il tramite di società immobiliari.
Alla luce delle significative fonti di prova raccolte dalle Fiamme Gialle, l’Autorità Giudiziaria veronese ha emesso apposita informazione di garanzia nei confronti di 8 persone, a vario titolo coinvolte nell’associazione a delinquere e nel reimpiego in attività economiche dei capitali di provenienza illecita.
Il sequestro dei beni.
La Procura della Repubblica di Verona, reputando esistente una stabile organizzazione criminale che ha operato dal 2021 ad oggi “per la realizzazione di un programma criminoso”, fondato in prima battuta sullo sfruttamento del sistema previsto dal “Decreto Rilancio” e sviluppatosi, poi, mediante un “grande numero e varietà di reati commessi” e dimostrando “come il vincolo tra gli associati sia basato sulla comune volontà di realizzare profitti da attività illecite nel settore degli aiuti di Stato”, ha inoltre adottato apposito provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza, eseguito dai finanzieri veronesi.
Sono quindi scattati i “sigilli” giudiziari oltre che sui crediti d’imposta oggetto della frode, e anche su 30 immobili, sulle disponibilità finanziarie, su quote societarie e su beni di lusso nella disponibilità degli indagati (tra cui un’autovettura Porsche Cayenne), per un valore complessivo stimato di oltre 20 milioni di euro.
La stessa autorità giudiziaria ha disposto anche il “congelamento” di un credito per quasi 7 milioni di euro che la ditta individuale veronese (di fatto non operativa) aveva già ceduto ad una società romana che lo avrebbe utilizzato come credito d’imposta nei confronti dello Stato o lo avrebbe quindi così “monetizzato”.